Ed è quanto sta succedendo a tutti noi, a piccole dosi omeopatiche, con lo sviluppo stesso dei nostri sistemi di vita. L'esplosione e lo sterminio continuano (Auschwitz e Hiroshima), hanno semplicemente assunto una forma endemica purulenta, ma continua la reazione a catena, la diffusione per contagio, il decorso virale e batteriologico. L'uscita dalla storia è appunto l'inaugurazione di questa reazione a catena.
L'accanimento a sopravvivere (e non a vivere) è un sintomo di questo stato di cose, e indubbiamente il segno più inquietante del degrado della specie. Se si considerano infatti le forme che esso assume attualmente, rifugi antiatomici, criogenizzazione, accanimento terapeutico, si vede che sono esattamente quelle dello sterminio.
Per non morire, si sceglie di esiliarsi in una sfera protettiva, quale che sia. In questo senso, bisogna interpretare come indizio confortante il fatto che la gente si sia ben presto disinteressata della protezione atomica (il mercato dei rifugi è diventato un semplice fatto di prestigio, come il mercato dei quadri d'autore o delle imbarcazioni di lusso).
Sembra proprio che, stanca del ricatto atomico, la gente abbia deciso di non cedervi più e di lasciar aleggiare la minaccia della distruzione, nell'oscura consapevolezza, forse, della sua scarsa realtà. Bell'esempio di reazione vitale dietro un'apparenza di rassegnazione. "Se bisogna morire, meglio che sia all'aperto piuttosto che in sarcofaghi sotterranei".
A questo punto, il ricatto della sopravvivenza viene meno, e la vita continua.
Con i miei più calorosi saluti,
Jean Baudrillard