Notizie dagli USA


La noia in America

In America siamo chiusi in casa da circa quattro settimane. Solo le forze dell’ordine, il personale medico ed una schiera di fattorini 4.0 escono per turni estenuanti.

Tutti gli altri lavorano o studiano da casa ed insieme ai pensionati si annoiano, mentre 25 milioni  di nuovi disoccupati oltre ad annoiarsi fanno la fame.

Personaggi dello spettacolo come Ellen  DeGeneres han provato a metterla sul ridere, paragonando la quarantena allo stare in prigione: non ha riso nessuno.  Al grido di "Live free or die", motto che leggete sulle targhe del New Hampshire e  che si tramanda dal Generale Stark della Guerra d’Indipendenza, decine di migliaia di cittadini si  son riversati nelle strade per protestare e tornare liberi di lavorare, di circolare sulle strade e sulle  spiagge, e tra un paio di settimane nei corridoi degli ospedali. Moltissimi quelli che han pensato  bene di vestirsi in tenuta militare, con pistoloni e pistolini d’ordinanza. 

Per chi dall’Italia vede queste immagini, ovvero per chi è chiuso in casa da dieci settimane, questo comportamento  ricorda quello del bimbo viziato. Non proprio: il bimbo è solo annoiato, in molti casi annoiato ed  affamato. In America la punizione più frequente a partire dall’infanzia è la detention, lo stare  chiusi in camera o in aula dopo scuola, senza poter far nulla. La noia, nella cultura americana, è la punizione severa per eccellenza.  È da un secolo che questo Paese combatte la noia: ogni minuto  della nostra vita deve avere degli stimoli, non possiamo stare fermi, veniamo costretti a non riflettere e passare al lavoro successivo.

Negli ultimi anni i social media hanno peggiorato la  situazione, perché anche sul divano di casa riceviamo uno stimolo dietro l’altro, più spesso  all’insegna del divertimento e del vedere quanto gli altri stiano bene, siano belli e fortunati.  Adesso chi ha un lavoro o un corso di studi a tenerlo impegnato durante la giornata, si annoia, e chi non ha un lavoro in più soffre. Le  ore risparmiate nel traffico e nelle perdite di tempo in ufficio o a scuola non si traducono in ore di  attività fisica, lettura o riflessione, ma sono vissute come una penitenza.  Facile immaginare come  migliaia di adulti abbiano deciso di protestare contro la noia casalinga (e per il diritto al lavoro per i  25 milioni di disoccupati).

David Foster Wallace ha scritto molto su quest’argomento, attribuendo  quest’odio per la noia all’individualismo americano, tratto culturale che appunto si riassume nel "Live free or die" della Guerra d’Indipendenza. Se vi va di annoiarvi approfondendo la noia  americana, vi raccomando:

https://rucore.libraries.rutgers.edu/rutgers-lib/36225/PDF/1/  

E chissà  che le migliaia di decessi ed il forzato rallentamento dei ritmi che ci arrivano dal Coronavirus non  consentano un ripensamento di questi tratti culturali? Chissà che almeno in Europa, dove siamo stati educati a riflettere prima di agire, si riesca a vedere il vantaggio di questo smorzamento della  fretta del CEO Capitalism? Chissà che si comprenda come non si possa avere 25 milioni di persone alla fame? Il mio autore preferito, Seneca, nel De Otio ci insegna che quando abbiamo tempo a  disposizione lo dobbiamo usare per il bene della nostra comunità. Chissà, potremmo riscoprirci  stoici.


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