Chiacchiere


Casa natale di Leonardo, via Anchiano, Vinci, Firenze, Francia

Il 2 maggio scorso ricorreva il cinquecentenario della morte di Leonardo Da Vinci, mio illustre quasi compaesano, sicuramente eccellenza italiana, la cui opera più famosa (forse non la più bella artisticamente parlando, ma non vorrei offendere nessuno) e nello specifico il sorriso più discusso di tutti i tempi, sono al centro di dibattiti più o meno ingiustificati ormai da tempo immemore.

Sulla Gioconda, o Monna Lisa, si è detto praticamente di tutto, su Leonardo stesso si è detto di tutto, si è detto per esempio che il modello del dipinto fosse proprio lui vestito da donna (vi giuro ho sentito anche questa) o che la Monna Lisa fosse napoletana (cioè?), o che in realtà non si trattasse affatto di una donna, bensì del ritratto dell’allievo-amante del genio toscano. Addirittura c’è chi ipotizza che esista una versione “nude” del dipinto che Leonardo ha tenuto per sé per diletto personale. Chiacchiericci di bassissima lega, insomma, pseudo speculazioni stile “pomeriggio in diretta”.

Quello che so: la prima volta che ho visto La Vergine delle Rocce, avevo voglia di entrare nel quadro talmente ne ero rapito, la semplice osservazione non bastava più, la mia partecipazione emotiva era come un fiume in piena, un corso d’acqua talmente ingrossato che rischiava di rompere gli argini e che imponeva una sorta di manifestazione fisica, tenuta fortunatamente a freno dal personale del Louvre che riuscì a delimitare io mio esondante entusiasmo entro i confini dei cordoni di velluto rosso, risparmiandomi così una vita di lavori forzati. Purtroppo lo stesso incidente si ripeté qualche mese dopo, quando andai a visitare la seconda versione del dipinto alla National Gallery di Londra; ecco, lì fu ancora più imbarazzante perché tentai di giustificarmi dicendo che Leonardo è un compaesano e che ero stato spesso a casa sua, ma la guardia preferì farmi tacere con una bella scarica di teaser. Sono incidenti.

Altro tipo di incidente ma non meno imbarazzante è quello che ha recentemente coinvolto il conduttore di France 2, il quale, in un afflato di sciovinismo da barzelletta, ha definito Leonardo “un genio francese”, lanciando un servizio sulla commemorazione dei 500 anni dalla sua morte. Bisognerebbe far presente allo zelante giornalista che, proprio come Venezia non si trova a Las Vegas, per lo stesso principio Vinci non è a Parigi e che la casa di Leonardo si trova in Via di Anchiano, sui colli di Vinci e non nel 18° arrondissement.

La supponenza fa brutti scherzi e sul posto non c’era nessuna guardia col teaser a dargli una bella scarica (che il cronista avrebbe meritato), ma i linciaggi oggigiorno, si sa, spettano ai social, e questi non si sono fatti attendere come era ampiamente prevedibile. Spero proprio che per rappresaglia a nessun giornalista nostrano venga mai in mente di dire che Napoleone era anche Italiano; finirebbe davvero molto male per tutti.

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