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Zohran contro Donald

Durante le primarie per l’elezione a sindaco di New York, il moderatore chiese ai candidati quale sarebbe stata la prima cosa che avrebbero fatto in caso di vittoria. Tutti sarebbero andati in Israele a portare la solidarietà dei newyorkesi: un’idea così balzana da staccarmi lo sguardo dai gnocchi in cottura, per capire meglio. Ultimo a rispondere, ragazzino in confronto agli altri vetusti, Zohran Mamdani osò dire l’unica cosa logica: “vado nei quartieri che mi hanno eletto a ringraziare”. Apriti cielo: da quel momento si sono susseguiti attacchi continui sulla sua mancanza di supporto sionista ad oltranza.

Il 34.enne s'è poi dimostrato migliore di tutti, e tra pochi giorni se la gioca per diventare veramente sindaco della più importante città degli Stati Uniti, chi l’avrebbe mai detto? La lobby ebraica sta sparando a palle incatenate contro di lui, al punto da mettere in campo il pezzo da 90: il Presidente degli Stati Uniti. Come se non avesse già abbastanza da fare in giro per il mondo ed il paese, adesso Donald è chiamato a battere Zohran.

Mamdani fa le stesse proposte di una AOC d’annata, d’un Bernie Sanders in spolvero: frenare l’aumento degli affitti che rende invivibile il centro, rendere gratuito il trasporto pubblico per mamme con bambini, ed in generale abbassare il costo della vita per i cittadini. A differenza dei precedenti lo fa con strategie ambiziose ma fattibili, e logiche. Le sue proposte, in una città dove il 54% dello stipendio finisce in affitto mentre i salari sono scesi del 9% (al contrario del resto del paese in cui sono aumentati del 3%), sono vincenti. La più grande città d’America è diventata invivibile per la gente comune, che vuole un’inversione di rotta.

Ma NYC è anche la città della finanza e dei media, dove si producono duemila e trecento milioni di dollari di PIL, quasi il 10% dell’intero paese ed equivalente a quello del Canada. Le lobby locali sono potentissime, al punto da mettere alla Casa Bianca una sfilza di newyorchesi, da Trump a Witkoff, Lutnick, Schumer, Clinton e tanti altri ancora. L’idea di alzare le tasse sul reddito ai ricchi, e sulle eredità milionarie, per finanziare le proposte di riduzione del costo della vita, sta mandando in crisi le élites.

Trump dà il meglio di sé’, urlando al paese che questo candidato è impreparato, anti-ebreo e peggio che mai, peccato mortale: comunista! Il Presidente minaccia di mandare la guardia nazionale e riempire di soldati ogni angolo della città, se solo i cittadini pensano di votarlo. Il problema è che Donald non è candidato a sindaco: tra i due concorrenti troviamo un Andrew Cuomo che più reietto non si può, ed un Curtis Sliwa che non ha la stoffa nemmeno per esser ricordato, altro che eletto. Questo porta il Presidente ad ammettere, seppur a denti stretti, che Mamdami è in grado di vincere.

In queste settimane, dove aziende come Amazon licenziano 14.000 dipendenti mentre aumentano i profitti del 38%, e tante altre non sembrano avere nessun riguardo per il lavoratore pur facendo benissimo in borsa e rendendo CEO ed azionisti straricchi, la simpatia popolare prende di buon occhio questo giovane arabo. Zohran riesce a destreggiarsi bene nei confronti, dimostra oratoria impeccabile, e mantiene la calma a fronte di insulti e bassezze delle varie lobby. Una calma che mette in risalto la volgarità degli attacchi, e gli fa guadagnar consensi.

C’è così tanto in gioco con questa elezione, che possiamo immaginare scandali improvvisi o anche denunce giudiziarie per toglierlo dai giochi. Non è una situazione tanto diversa a quella in cui si trovava lo stesso Trump un anno fa: a lui han pure sparato, ed oggi siede sulla poltrona più importante del paese. A noi americani, sempre dalla parte dell’underdog (che non significa sottocane, ma svantaggiato), l’dea che il ragazzo possa conquistare il ruolo di sindaco di NYC in barba alle lobby e tutti gli intrighi ed insulti che gli tirano, piace. Vediamo cosa succede il 4 novembre.

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.