Notizie dagli USA


Come sta il Covid?

Tra luglio ed agosto qui in America molti amici e colleghi han preso il Covid: specie sulla costa ovest ed in Florida, parecchi tra quelli che hanno partecipato a concerti e conferenze. Anche in Europa la World Health Organization ha parlato di un aumento di cinque volte di sindromi respiratorie, ma a parte qualche notizia sui concerti di Taylor Swift, che hanno contagiato di Covid migliaia di ragazzini sulle due sponde dell’Atlantico, i media si sono occupati d’altro, problemi ben più seri.

A me sembrava strano che la copertura dei media fosse minima, perché i conoscenti colpiti non se la sono passata bene: dal collega che per venti giorni ha avuto la testa nel pallone al punto da non riuscire a fare nulla, all’amico che da due mesi non esce da una bronchite pesante.

Facendo una vita a basso rischio, perché in ufficio siam quattro gatti sparsi ed i concerti sono un lontano ricordo, non mi sono preoccupato del Covid fino al primo settembre. Quel giorno mia madre mi racconta che il papà ha difficoltà ad alzarsi, a respirare, e mi legge la saturazione: 85. Chiama la guardia medica, sospetta polmonite, domattina vada in ospedale per raggi, intanto prenda questo per migliorare la saturazione. Il mattino dopo la saturazione è sempre bassa, si va al pronto soccorso mentre io da classico emigrato torno velocemente dai miei.

Al pronto soccorso la scena è impressionante: la sala ortopedia è piena di letti a 30 cm l’uno dall’altro ed i pazienti sembrano tutti avere problemi respiratori. La dottoressa spiega che mio padre e molti dei vicini ha una polmonite virale atipica, che non ha testato positivo al Covid. Non ci fermiamo a fare speculazioni: legge nei miei occhi la sorpresa, anche al fatto che io son mascherato e lei no, e mi dice che sono sommersi, sono allo stremo. La ringrazio e lascio al suo lavoro: è evidente che lei e colleghi sono impegnati al massimo, meglio levarsi. Passo in farmacia per acqua di Sirmione e vitamina D, in modo da limitare esposizione e probabilità di contagio, ed anche il farmacista mi parla di quanti casi vede, anche giovani usciti da concerti o vacanze in treno. Il tassista mi racconta di aver fatto quattro corse con guardia medica per decessi da insufficienza polmonare, in una sola settimana.

Se prima mi era sembrato strano conoscere personalmente tanti casi di Covid ma non veder molto sui media, adesso voglio capire come posso aver visto così tanti pazienti senza sentir nulla sui telegiornali: cosa succede? Questo è terreno fertile per il complottismo: perché mai giornali e tv parlano a raffica di una bionda principessa col suo ministro ranocchio, ci aggiornano su conflitti ed economia verde, e di questo nulla? Ricorda quando il controllore del traffico ti dice che non c’è nulla da vedere, muoversi, circolare.

Non vorrei che la malafede e disgraziata comunicazione dei tempi del Covid ora ci torni sulla zucca con gli interessi. Ognuno di noi deve essere libero di scegliere se e come proteggersi: nel mio caso, ad esempio, tutti i medici che incontro concordano sulla vitamina D, un 75% sull’acqua di Sirmione, solo la metà sull’aspirina. Sono prodotti da banco, nessuno per fortuna può impedirmi la libera scelta. Il problema è che se uno non sa del numero e crescita di queste polmoniti virali atipiche, Covid o meno, non ha proprio modo di proteggersi.

E figuriamoci se una classe politica solo attenta a tenersi la poltrona potrebbe mai ordinare a sanitari e media di tenere la bocca chiusa. Impossibile anche solo immaginarlo, in un mondo ideale. Qui, dove gli immigrati mangiano i cani, e ci vogliamo tutti bene come predica Kamala, è un’eventualità da escludere; o forse no.

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