Notizie dagli USA


Ford, GM, e la concorrenza elettrica

L’altra sera parlavo al MIT, in una conferenza piena di venture capital e CEO di aziende biotech e farma, unico tra i relatori a venire da un ambiente diverso, dalla robotica, intelligenza artificiale, ed internet delle cose. 

Duecento persone depresse dalla crisi degli investimenti nel bio/farma, vuoi a causa della scellerata strategia della Fed, vuoi dal danno di immagine delle aziende che hanno speculato sul Covid, o quelle che peggio ancora sembrano avvoltoi sui pazienti oncologici. Forse volevano un raggio di ottimismo, e mi han chiesto delle auto elettriche: auguri.

GM e Ford hanno appena presentato risultati molto deludenti per i loro veicoli elettrici, con la casa dall’ovale blu che perde $700 milioni nel primo trimestre, ed un EBIT del -102%. In pratica per ogni auto elettrica prodotta e venduta, Ford ha perso $58.300 dollari. Anche GM ha dovuto rivedere i suoi piani, cancellando la produzione dell’utilitaria Bolt e rimandando gli azionisti a tempi migliori, nel 2025, quando la nuova piattaforma Ultium dovrebbe salvare capre e cavoli e dare un ritorno ai loro investimenti miliardari.

Ho spiegato che non solo Tesla è almeno cinque anni avanti alle due aziende americane, ma anche la concorrenza cinese è decisamente agguerrita. Come mai, solo fino a qualche anno fa, tutte le principali aziende automotive sfottevano Musk e l’inaffidabilità dei suoi prodotti, ed oggi son ben lontani dal competere in modo decente? Com’è possibile che aziende che facevano batterie o cellulari scadenti oggi riescano a produrre veicoli di prim’ordine? Nessuno ha notato che le fabbriche migliori di Tesla sono quelle cinesi?

Ford, GM ed altri compagni d’avventura hanno fatto lobby per questo o quell’incentivo, per questa o quella protezione dalla concorrenza estera, per questa o quella norma di legge che gli consente di commerciare crediti fittizi di CO2. Han fatto dei gran PowerPoint, che hanno dato ossigeno alle loro finanze, ma senza sforzarli ad innovare veramente il prodotto, a rivedere il processo con cui sviluppano hardware e software. Incentivo dopo incentivo, un PowerPoint dietro l’altro, son rimasti indietro, ed ora che provano ad investire decine di miliardi di dollari per recuperare sui primi della classe, ne sprecano parecchi in errori che gli altri non fanno più.

Guardare lo stato disastrato delle infrastrutture americane, vedere come le aziende automotive siano di nuovo in crisi, ci deve portare a riflettere sull’importanza della concorrenza di mercato. Quando lo stato interviene per proteggere questo o quel settore industriale, quando mette regole per accelerare la transizione ecologica, fa’ due danni: il primo ai contribuenti che sprecano le loro tasse in entropia, il secondo proprio alle aziende che cercano di beneficiare di quelli incentivi, perché sono equivalenti al doping per gli atleti.

La conclusione, che adesso pregiati consulenti spacciano per loro su ulteriori PowerPoint armocromatici, è che paga innovare fin dall’inizio, nonostante sia alto il rischio di fallimento di questa o quella tecnologia, di questa o quella nicchia di mercato. Meglio credere in qualcosa ed essere i primi a scommetterci, senza badare ad incentivi, sgravi, e quant’altro sia doping di mercato. A fine serata abbiamo scoperto che lo stesso vale per il farma: bisogna partire dalla cura della singola malattia, e volere la guarigione del paziente. Se lanciare un nuovo farmaco costa $3 miliardi, e veramente guarisce un malanno, bene. Se fa solo entropia, è giusto che gli investitori scappino.


© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro