Il Cameo


Quando il patriziato europeo prenderà atto che il suo modello 7-25-50 è fallito?

In un Cameo di una quindicina d’anni fa, usando la modalità “scenarista”, scrissi, senza uno straccio di prova: “La strategia del Patriziato europeo è quella di impoverire la classe media e sedare quella povera, pur di mantenere la configurazione 7-25-50” . Allora l’Europa rappresentava il 7% (oggi credo meno del 5%) della popolazione mondiale, produceva il 25% del PIL (oggi temo che anche questo numeretto si sarà fortemente contratto) e consumava il 50% del welfare globale (sic!).

Infatti, il Patriziato aveva creato, per i 450 milioni di europei, uno “stile di vita”, che ad occhi attenti si presentava già allora finto. Infatti, le spese per garantire sia la pace, e al contempo la socialità, nell’ambizioso Giardino Europa doveva essere messa su spalle altre. Così è stato. Infatti, i costi della difesa, sia atomica sia convenzionale, se li assunse il popolo americano: loro pagavano gli armamenti, i loro figli (specie se della classe povera, indifferentemente che fosse bianca o nera) morivano, noi usavamo i quattrini risparmiati per il nostro welfare. Di più, lo sbilanciamento dell’interscambio commerciale era tutto a favore di noi europei. Stesso giochino con l’allora Terzo Mondo per i prodotti energetici e le materie prime.

E dove finivano i profitti europei conseguenti? Una parte andava direttamente nei patrimoni del Patriziato europeo, una parte appunto al welfare del Popolo, per sedarlo e tenerlo politicamente sereno. Le élite europee al potere e quelli che si spacciavano per rappresentanti del Popolo, già tre lustri fa sapevano che il mitico modello europeo era, in realtà, un banale gioco delle tre carte. Solo Angela Merkel (ricordiamo la sua intervista al Financial Times del dicembre 2012!) ebbe il coraggio di affrontare il problema, sostenendo “L’Europa deve lavorare duramente se vuole mantenere il suo welfare e il suo costosissimo stile di vita, tenendo conto che il modello “7-25-50” sarà impossibile da mantenere”. (Lo confesso fu una grande soddisfazione personale che avesse citato questi numeretti).

Nei successivi 13 anni, lo stile di vita e il welfare sono peggiorati, la transizione ecologica ha azzoppato (irrimediabilmente?) l’industria delle industrie (Auto) le nostre periferie si sono riempite di ingovernabili immigrati illegali. E ora una Baronessa e un Banchiere d’affari francese cercano di condurci per mano ad una possibile economia di guerra, senza spiegarci che il problema non sono le armi, ma i soldati disposti a morire per una Patria che non esiste.

Le preoccupazioni sulla guerra devono essere cresciute se Andrea Malaguti, nel suo sempre impeccabile pezzo domenicale su La Stampa, riportò una frase da lui ascoltata, che un ventenne rivolge alla mamma mentre escono dal Teatro Regio di Torino, dopo aver assistito a “Guerre e Paci” (Biennale Democrazia 2025): “Se scoppia la guerra qua da noi, e mi chiamano a combattere, gli risparmio la fatica, e mi uccido da solo”.

Mi ha fatto tornare ai primi anni Cinquanta, stava per scoppiare la Terza Guerra mondiale (questa volta atomica) anch’io avevo vent’anni, a nove ero stato ferito in modo grave nei bombardamenti alleati della primavera del Quarantaquattro, e avevo deciso la stessa cosa: mai sarei andato in guerra, mai e poi mai, mi sarei fatto ammazzare in nome di qualche politico o italiano o angloamericano o europeo.

Per fortuna (mia) alcuni scienziati anglosassoni diedero all’URSS le informazioni per “pareggiare” le rispettive, criminali potenzialità atomiche, e la guerra non scoppiò. E così sono ancora qua, vispo ultranovantenne, alla faccia di coloro che erano pronti allora a sacrificarmi per i loro osceni disegni di potere. Oltretutto, avrei dovuto morire per una guerra (capitalismo vs. comunismo) assolutamente inutile, visto che il comunismo trent’anni dopo sarebbe fallito sua sponte. Così com’è certo che nel XXI secolo fallirà, sua sponte, quella che noi chiamiamo liberal-democrazia europea. Nulla di male, anche i sistemi politico-economico-culturali sono umani, quindi soggetti all’usura del tempo.

Ripeto, le guerre regionali non servono più anche perché: “Senza Cassa non c’è Guerra”. Xi Jinping e Donald Trump l’hanno capito per primi, gli altri seguiranno. Tempo fa su X ho scritto: Sempre più spesso, i vecchi europei del Patriziato, che continuano imperterriti a pontificare sul nulla, sono consapevoli di quale mondo stanno lasciando a figli e nipoti?

L’intuizione di una quindicina d’anni fa sulla strategia “Impoverire la classe media, sedare quella povera” portata avanti dalla parte più ignobile del Patriziato si è rivelata importante nel confermare per il XXI secolo la validità del modello organizzativo IDEA. Persino il mitico Economist ha dovuto ammetterlo “Il mondo ricco euroamericano ha le finanze in rovina”. Prendiamone atto, serenamente. Prosit!

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.