IL Cameo


Il voto italiano? Poco significativo. Il ceo capitalism è alla frutta

Domani si vota, alle 23 ascolterò le proiezioni, poi andrò a dormire. Stante l’età, sono conscio che queste saranno le ultime elezioni politiche alle quali assisterò. Di qui in avanti avrò l’opportunità di metabolizzare le parole di Sant’Agostino: “La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte, è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu”.

Politicamente, come apòta sono indifferente all’esito delle elezioni. L’ho già detto e scritto. Ho la certezza, certificata dall’esperienza vissuta, che chiunque vinca non cambierà nulla, gli sarà permessa qualche banalità ideologica-velleitaria, tipo il “Portale e.commerce statale”. Mi chiedo come sia potuta nascere un’idea così fanciullescamente bizzarra in un mondo occidentale concepito a immagine e somiglianza di Amazon, imprigionati come siamo dagli spietati protocolli di Jeff Bezos e di Bill Gates.

Tranquilli, chiunque vinca, il potere continuerà ad essere delegato all’ottusità di una batteria di algoritmi (Mario Draghi ci tranquillizza “.. tanto c’è il pilota automatico”), gestiti da un batteria di ottusi maggiordomi-burocrati di 27 Paesi, guidati da una baronessa tedesca, vestita con i colori pastello del cielo e del grano, sulla base di implacabili accordi notarili approvati dai singoli Parlamenti. Gerarchicamente sopra di loro non c’è nessuna Spectre, ma, in ordine sparso, i G 7, un pugno di CEO di Silicon Valley e di Wall Street, una batteria di potentissime società di consulenza, una batteria di media mainstream che producono dosi industriali di fake truth ad usum plebe. Curiosamente, chiamano questo accrocchio di potere verticalizzato “democrazia parlamentare”. E fingono che sia eletta dal popolo.

Tornando a noi, trovo assolutamente ridicolo temere la vittoria della cosiddetta destra meloniana-salviniana-berlusconiana, stante che la “destra originale”, quella allocata nelle ZTL, da lustri ama mascherarsi e rappresentarsi come sinistra-riformista, facendo del potere e dell’immobilità socio-economica-salottiera la sua cifra. Governano ininterrottamente da oltre un decennio, e così continuerà.

Ho passato gli ultimi anni a studiare il modello CEO capitalism e mi ero quasi convinto, con raccapriccio, della sua invincibilità. Invece, all’arrivo della Pandemia prima e della Guerra Ucraina dopo, mi sono accorto di essermi clamorosamente sbagliato. Nella gestione di questi due fenomeni, in fondo banali, è emersa la miseria intellettuale e decisionale delle attuali leadership euro-americane. Le hanno sbagliate tutte, hanno persino sbagliato, in termini tecnici, le sanzioni, invertendo i rubinetti. Onestamente non me lo attendevo, li facevo migliori, soprattutto più strutturati in termini strategici. E più dotati professionalmente in termini di execution. Una delusione.

Oggi, molti paesi dell’Occidente sono spaccati in due, molti a loro insaputa sono al limite della guerra civile, eppure pontificano e si considerano ancora i padroni del mondo, per una presunta loro superiorità morale e dei loro dollaro/euro. Recentemente, per rispondere a un atto criminale di Vladimir Putin, Stati Uniti ed Europa hanno tolto dal tabernacolo del potere lo SWIFT e l’hanno puntato contro la Russia: a medio termine sarà distrutta. Lo SWIFT non perdona. Putin è tecnicamente morto nel momento in cui hanno sottratto alla Banca Centrale Russa i loro conti correnti depositati alla FED.

Gli altri Paesi, Cina e India in primis, non l’hanno presa bene, hanno capito che un giorno il furto in destrezza poteva toccare a loro. E’ nato così lo SCO (Shanghai Cooperation Organisation), brutalmente, il “Resto del Mondo” che, senza dirlo esplicitamente, non accetta più la leadership mondiale degli Stati Uniti e del Dollaro/Euro. Se nello SCO a Cina, India, Russia, si uniranno il Sultano turco e il Principe MBS, i giochi sono fatti, la massa critica c’è. Sulle implicazioni circa i nostri interessi, ognuno di noi faccia le sue valutazioni, in base alle sue sensibilità e competenze.

Ora, con lo SCO, che ci piaccia o meno, noi occidentali dovremo imparare a vivere in un mondo autenticamente e drammaticamente (solo per noi) multipolare. Non siamo più nel magico mondo delle teorie nobili e degli obiettivi, ma siamo immersi nello sporco mondo dell’execution. La puzza al naso delle nostre leadership salottiere si disperderà facendosi CO2? Vedremo.

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro