IL Cameo


Il doppio compleanno di Zafferano.news

Il giorno del solstizio di primavera 2019, quando la durata del giorno e della notte fu la stessa, nasceva Zafferano.news. Poco prima avevo scoperto di convivere con un feroce carcinoma. Rifiutai qualsiasi forma di turismo oncologico, diedi a due amici medici torinesi una delega totale sulla cura: a loro affidai la mia “vita”, mi tenni lo “stile di vita”. Approccio manageriale in purezza. Loro fecero quello che ritennero giusto, io ci scrissi un libro. Da tre anni, ogni trimestre, faccio una super puntura da 500 €, le analisi successive sputano un numerino, se è buono io guadagno tre mesi di vita. Punto.

Zafferano.news ha avuto un successo straordinario, grazie... 


... soprattutto a una decina di amici che vi dedicano intelligenza e tempo. Quindicimila abbonati (sic!), un terzo sono giovani sotto i trent’anni, ci leggono, ci pungolano, molti interagiscono. Siamo diventati ciò che sognavamo, uno “spazio di libertà apòta”. In termini di business e di management siamo un “mercato”, mini, ma mercato, e libero. Apro una parentesi.

Nel Sessantotto fra i tanti slogan c’era anche: “Basta con i padri!”. Si intendeva il padre-padrone, modello che doveva essere superato. Su questo eravamo tutti d’accordo. Dopo 50 anni  si può dire che non sia finita così. Sia chiaro, parlo solo per me: il “padre-padrone” è sì scomparso, purtroppo insieme alla “famiglia”, però è rimasto il “padrone”, che non è più il “padre”, ma un terzo. La padella sostituita dalla brace?

Ripeto, parlo solo per me, e premetto che non intendo aprire nessuna discussione pubblica su questa mia valutazione. Il modello politico, economico, culturale del CEO capitalism si è trasformato, per me, in un regime, accentuatosi dopo il Virus di Wuhan, non per il fatto in sé (ogni tot decenni una pandemia arriva, come i terremoti), ma per come è stato gestito. Il lockdown perenne come filosofia.

E’ ai suoi primi passi, non ha gli orpelli del regime classico, i loro sacerdoti indossano camicie di oxford rasato, non certo l’orbace. E’ un regime a bassa intensità totalitaria, più depressivo che repressivo. Con sfumature diverse, è presente in tutti i paesi dell’UE. Comunque, i più sensibili, come me, si sentono imprigionati in un Castello kafkiano grondante burocrazia e algoritmi.

L’ultimo decennio è stato orrendo, il mitico ascensore sociale che dava dignità al capitalismo ce l’hanno sottratto per sempre: niente meritocrazia, solo cooptazione. E’ proseguito da parte del CEO capitalism dominante l’impoverimento della classe media, specie dei lavoratori autonomi, ai quali la sciagurata gestione del  Virus di Wuhan da parte del Conte Bis ha assestato un colpo, forse definitivo. E’ cambiato anche il loro status sociale, prima erano dei loschi evasori fiscali, ora sono dei falliti, anche se nell’immaginario dei radical chic restano evasori, non si sa di cosa: essendo chiusi non producono fatturato.

I “puri”, quelli che il fatturato invece l’hanno raddoppiato, restano i sociopatici di Silicon Valley che le tasse continuano a non pagarle. Perché? Ecco la risposta: USA e UE, via OCSE, non riescono a definire “una corretta base imponibile”. Senza parole. E’ l’ultima genialata comunicazionale delle élite lobbistiche.

Il quesito che mi sono posto è: quale la modalità praticabile per fare opposizione a un regime che fa della menzogna colta la sua cifra? Lasciamo perdere le elezioni, ormai valgono sempre meno, se non hai il “certificato di buona condotta europea” i tuoi risultati non vengono certificati, se insisti lo spread ti incenerisce. La rivolta? Dovrebbe essere di competenza dei giovani. Li vedo però sedati da una propaganda martellante e diffusa. Li hanno convinti che rider significa essere imprenditore di se stesso: tutti CEO nel segno di Mercurio! In realtà, la sciccosa gig economy è la banale digitalizzazione dell’antico modello schiavista americano.

E allora? Come spazio di libertà, resta solo lo “Spazio Zafferano”? Forse, però solo a condizione che il suo conto economico continui a basarsi su “zero ricavi, zero costi, zero pubblicità”, per rimanere un luogo culturale dove non si fa politica politicante, men che meno lobbying a favore di qualcuno, un mondo rigorosamente apòta. Solo così il regime non potrà chiuderlo.

Un grazie affettuoso a tutti gli amici abbonati. E diamoci l’obiettivo di portare nella nostra famiglia tanti nuovi abbonati, aumentando così il perimetro del nostro “spazio di libertà”.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro