... l’Egitto rinunciò alla sua vocazione cosmopolita per dare il benservito a tutti gli stranieri e in particolare agli ebrei. Quella grande famiglia si scompose in quel momento e non si ricompose mai più, per via della lontananza geografica.
Charlotte iniziò la scuola di via Eupili, allora centro di attrazione della Comunità ebraica della Milano post-bellica, che in quegli anni e nei successivi avrebbe accolto la diaspora di molte famiglie provenienti da tutta l’area mediorientale, dalla Siria al Libano, dalla Turchia all’Iran. Frequentò la ORT, una specie di istituto tecnico commerciale, fiore all’occhiello dell'appena ricostruita Scuola ebraica, che instradava rapidamente nel mondo del lavoro. Divenne corrispondente in lingue. Sposò Richard, un suo compagno di scuola, dal quale ebbe due figli giovanissima, non volendo mai rinunciare al suo impiego. L’atmosfera ebraica milanese era vivace e dinamica, con punte eccentriche e creative come il Raro Folk (da dove emerse poi il talento di Moni Ovadia) e l’osmosi delle varie culture fu molto fecondo. Frutto di quel periodo, ponte tra due mondi, il perenne accento francese di Charlotte e le doppie sbagliate, la risata argentina e un po’ di strabismo.
Proprio oggi, a venticinque anni dalla sua morte, ricordo colei che per prima mi ha infuso il senso della bellezza e della libertà, la mia prima amica, la mia mecenate e perfino la mia modella. Colei senza la quale non avrei mai raggiunto i miei obiettivi artistici, colei che mi ha sostenuto nel portare avanti le mie idee, anche materialmente, a dispetto della prematura vedovanza e delle difficoltà. Colei che prima degli altri, ma anche di me stessa, ha visto ciò che ero. Nella sua semplicità e nel suo entusiasmo è stata una donna eccezionale. Era mia madre.