Coronavirus / USA


Fauci nelle fauci della stampa americana

Anthony Fauci è il medico ottantenne italo-americano che dalla comparsa del HIV/AIDS ad oggi aiuta la Casa Bianca nella gestione delle crisi sanitarie. È ridiventanto un personaggio amatissimo dal pubblico per le sue chiare  spiegazioni sul come ridurre l’impatto del  Coronavirus, per la sua schiettezza a prescindere dalla politica e per l’umiltà nel ripetere che tante cose ancora non si sanno con certezza.

I network televisivi se lo contendono dalle sette del mattino a notte fonda perché le sue interviste fanno ascolti, a decine di milioni. Qualche settimana fa aveva spiegato bene come i modelli disponibili in quel momento, basati su dati ancora approssimativi, stimavano tra i 100.000 e 240.000 i possibili morti a causa del virus. Un bilancio da guerra mondiale, numeri che hanno unito lo spettro politico nello stanziare 2.200 miliardi di dollari e le forze armate per mitigare per quanto possibile contagio e decessi.

In questi ultimi giorni, quando i modelli hanno acquisito maggior precisione sulla base dei dati più recenti, Fauci bello come il sole ha abbassato la stima a 65.000 morti. Una persona di buon senso è solo contenta di sapere che le azioni di contenimento sembrano funzionare, ma i politici respirano aria rarefatta e pensano secondo algoritmi particolari che i media seguono fedelmente. Fauci è finito nelle fauci della stampa con commentatori politici di entrambe gli schieramenti a denunciare, chi un presunto complotto a favore di  Trump, chi un danno enorme all’economia fermata per eccesso di prudenza. Trump tentenna, non sa cosa  dire ora che tutti gli chiedono quando riaprire il paese e far ripartire tutti i settori: rischiare un  peggioramento del contagio o perdere ancora piu’ dei nove milioni di posti di lavoro bruciati.

Mentre il Presidente temporeggia, Fauci serafico e con sguardo gelido alla Clint Eastwood dei tempi migliori spiega che le sue decisioni sono prese sulla base di quanto visto negli ospedali cinesi, italiani, spagnoli e più recentemente inglesi. Che se qualcuno vuole discutere di stime si affacci un secondo in una corsia di terapia intensiva a Milano o New York, guardi la gente morire soffocata, e rifletta. Da qualche settimana i Servizi Segreti hanno iniziato a proteggerlo, perché le minacce di morte rivolte al vecchio medico sono diventate numerose e serie. Dorme quattro ore a notte e non puo’ piu’ farsi la corsetta giornaliera che tanto lo aiutava a rilassarsi, ma sembra se ne freghi. Dice chiaramente che e’ qui per fare il suo lavoro, che si alza ogni mattina solo ed esclusivamente per ridurre quel numero, che non accetta nessuna stima e nessun decesso.

Se ne andra’ nel tramonto solo alla fine della crisi, dopo l’ultimo duello col virus. Hollywood gli farà un film, e sara’ un successo.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista