Vita d'artista


Il Père-Lachaise

Nell’ultimo scorcio di anno, e all’inizio di questo, siamo stati tutti a casa, l’unico triste movimento fatto, ma non credo di essere l’unica,  è stato quello di andare più volte al cimitero. Certo, il fatto di potere dare un ultimo saluto alle persone care è certamente un passo avanti rispetto al primo lockdown… 

Trovo i cimiteri dei luoghi interessanti e che spesso meritano una visita: alcuni, come quello di Venezia sull’isola di San Michele, sono così densi di storia, che diventano una tappa obbligata di arte e di cultura.  Passeggiando tra le tombe...

... dei grandi poeti, degli scrittori e dei musicisti di ogni dove si intuisce l’importanza di Venezia nel mondo. E che dire di quelli di Praga, sia quello antico ebraico, famoso per le sue lapidi affastellate l’una sull’altra, sia quello cattolico, quello di Vysehrad, splendido per la sua posizione sul fiume e per i suoi monumenti funebri , un’opera artistica unica, stilisticamente omogenea e tutta Art Déco.

Dal punto di vista antropologico il cimitero segna l’inizio di ogni processo di civiltà. Tanti sono i monumenti del passato per il culto dei morti, notissimi, come le piramidi di Giza, le necropoli etrusche, le catacombe romane.E’ però Napoleone che per motivi igienici decreta delle aree chiuse esterne alla città e il primo cimitero moderno, come lo conosciamo oggi, con i suoi vialetti e le sue strade sarà il Père-Lachaise a Parigi, che inaugura nel 1804. Simbolicamente la città dei morti, luogo della memoria e dell’elaborazione del lutto, è una copia pacificata e rassicurante della città reale. Infine vi è il modello americano, il famoso Cimitero Militare di Arlington in Virginia, che ospita 260.000 lapidi tutte uguali, dei morti in guerra o per la patria, e che abbiamo visto di recente all’insediamento di Biden.

Il cimitero ebraico di Milano è piccolino, si situa dietro il cimitero Maggiore in una vasta area periferica e come tutti i cimiteri è un luogo pacifico e calmo, anche se è sempre o troppo freddo o troppo caldo. Negli ultimi giorni del 2020 , al funerale di Nedo Fiano per la prima volta nella mia vita, ho visto gonfaloni e funzionari del comune in alta uniforme. Nedo, classe 1925, è stato un coraggioso eroe, tra i primi a  raccontare da sopravvissuto la tragedia di Auschwitz e della Shoah, spendendosi senza sosta tra libri e presenze nelle scuole. Era, per come l’ho conosciuto,  una persona allegra e sorridente, voce da tenore, scherzava sempre coi bambini... Negli ultimi anni lui, che era vissuto di Memoria, l’aveva persa. Se non ci fosse stato il Covid forse avrebbe avuto un funerale ancora più istituzionale, ma forse immaginando, così non gli è dispiaciuto.

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