Bruxelles


Materiali per 4 chiacchiere su quanto duro sarò il ‘21

Sarà ancora un anno pandemico, e continuerà ad avere le sue conseguenze, che si sia ottimisti o meno, europeisti o sovranisti, di destra o di sinistra. Esordio un po’ scialbo, lo ammetto. Se però vogliamo trastullarci con chiacchiere, piani vaccinali (orrore linguistico), tacche sulle siringhe e lunghezza di aghi ipodermici per intramuscolo, facciamolo pure. Se però avete tempo e voglia, considerate con me alcune cifre (sono ufficiali; quindi, per molti, chiaramente inattendibili...) “europee”. Le trovate su Zafferano.news, perché il loro commento porta via spazio e fatica ai giornalisti – e anche ai molti bravi corrispondenti che da Bruxelles le utilizzerebbero, assegnano sempre un numero di righe insufficiente a riportarle e illustrarle.

Due secche notazioni: a causa della pandemia, il reddito da lavoro totale, a livello dell'UE è...

... diminuito del 4,8% nel 2020, con le maggiori diminuzioni dovute alle assenze e alla riduzione dell'orario. I regimi di compensazione salariale hanno mitigato la perdita di reddito a circa meno 2% a livello UE nel 2020. Nell’Unione, il reddito medio che aveva toccato 25 mila euro nel 2019, è regredito nell’area solo di poco superiore ai 23 mila. Beninteso, sono medie. Così come è una media il secondo dato. Per esempio, in Ungheria anno su anno i lavoratori avrebbero perso meno dell’1%, mentre in Croazia la cifra si pone al 12%. L’Italia sta sopra il 7%, perdita mitigata, per i settori compensati, al 4,6%.

In generale, dice la Commissione in una (scheda di Eurostat, traducibile in italiano, che trovate collegata qui),  “le perdite di reddito stimate per i lavoratori prima della compensazione pubblica a livello dell'UE, circa il -5% delle retribuzioni totali, sono distribuite in modo molto disuguale tra i paesi, e particolarmente forti per i sottogruppi più vulnerabili della popolazione attiva. Questi effetti squilibrati sul mercato del lavoro sono mitigati da misure politiche temporanee introdotte in tutti i paesi al fine di sostenere i redditi delle famiglie e dei lavoratori più colpiti dalla pandemia. Le perdite di reddito da lavoro dipendente sono scomposte in base a tre tipi di transizioni: i lavoratori che perdono il lavoro o il contratto non viene rinnovato; i lavoratori che rimangono occupati ma entrano in cassa integrazione temporanea; i lavoratori che rimangono occupati ma lavorano solo una frazione del loro normale orario.

I risultati si riferiscono alla variazione annuale 2019-2020, ma le stime non tengono conto della seconda ondata di crisi sanitaria in termini di assenze e piani di compensazione salariale.

Il futuro non si prospetta facilissimo. “Ci vorranno davvero almeno da cinque a sette anni per assorbire la botta del 2020 al netto di nuove e più gravi contraccolpi della pandemia e dei suoi effetti”, dicono quelli che giocano con i “numerini” ma che in genere ci prendono. La Banca Mondiale, che ha pubblicato il suo ultimo rapporto sulle prospettive economiche globali prima dell’Epifania; notava che “la produzione economica globale rimarrà probabilmente al di sotto della sua tendenza pre-pandemica per un periodo prolungato” e sottolineava quanto questa avesse “esacerbato i rischi associati a un'ondata decennale di accumulo di debito globale". Senza cosmesi: mancano, fra il ‘19 e il ’20,  secondo calcoli diversi, da 5,2 a quasi 7 punti di prodotto interno lordo europeo. Per essere ottimisti, cifre ufficiali indicano che il buco è di 4,3 e che per la fine del ’22 saremo di nuovo “in bolla”. Ho visto gli sguardi; non ci credo e saranno tempi duri.

Il mantra dei decisori politici ed economici rimane concentrato sui settori da considerare più importanti per gli investimenti verso una ripresa di lungo termine (il dibattito italiano su cosa finanziare con il “recovery” non è da considerarsi un esempio luminoso). Di là degli orientamenti generali in direzione “green” e “rinnovabile”, nell’auspicio che questi settori inneschino una risalita di lunga durata, la battaglia sulle linee telefoniche di Bruxelles è a difesa invece dei settori manifatturieri che, come già detto una volta qui, davvero permettono occupazione e mettono reddito nelle tasche dei cittadini.

Sibila il ragazzone d’alto rango UE in un raro incontro mascherinizzato: “Se perdiamo ancora tempo qualche mese con le chiacchiere, perdiamo anche il tram del ’21”, aggiungendo in milanese che: inscì restèmm cunt el cül in tèl urtìga. Negli anni ’60, a Milano, il tram numero 21 attraversava la città; partito dal Giambellino, arrivava al capolinea dell’Ortica. La battuta, innocente, per chi abitava da quelle parti era: ”alzati prima del capolinea” –– pena rimanere con le terga fra le foglie urticanti...

E, francamente, non c’è motivo per continuare a perdere tempo. A pagina 40 di questo documento trovate con grande puntualità le risorse aggiuntive decise dall’Italia e quelle destinate al paese insieme con quanto è stato fatto nel 2020. Il documento si chiude a novembre, prima delle chiacchiere sulla destinazione del “recovery” e del “mès”, e registra quanto davvero è stato fatto. Per non cadere in luoghi comuni nelle chiacchiere delle prossime settimane, un’occhiata è raccomandabile. Lo stesso impianto informativo è stato adottato per tutti i paesi dell’Unione. La visione che ne traspare è molto istruttiva e potrebbe far crollare alcune certezza negative rispetto “all’Europa”.

Per quanti decidessero di avere pazienza, a questo collegamento trovate, in italiano, tutti i documenti relativi alle misure adottate per mitigare per quanto possibile il morso della pandemia sull’occupazione e sui redditi.

Certo, avremmo voluto e vorremmo tutti di più. Ma è davvero, questa, la guerra e il dopoguerra della mia generazione, i baby-boomers, e di quelli che zono venuti dopo: X, Y, Z;  e sarà il ricordo d’infanzia della generazione che segue, la A. Per molti osservatori siamo all’inizio, non alla fine.
Il primo aprile (non è uno scherzo) la Commissione pubblicava la “Risposta al coronavirus. Utilizzare ogni euro disponibile in tutti i modi possibili per proteggere le vite umane e i mezzi di sussistenza”; seguiva di tre settimane la prima, impaurita “Risposta economica coordinata all’emergenza COVID-19” del 12 marzo. Vi sono poi altre 27 note che dettagliano l’impegno che è stato messo nel contrastare l’emergenza vera che si è profilata. Averne nozione, anche solo superficiale, può aiutare a capire un po’ di più che l’Europa non è uno scherzo.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
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