Notizie dagli USA


20 gennaio 2021

Mentre vi scrivo mancano pochi giorni a questa data fatidica, 20 gennaio 2021, quando finalmente il vecchio Presidente lascerà la Casa Bianca per esser sostituito da uno ancora più vecchio, ma sorridente e con i Ray-Ban sempre a portata. L’atmosfera è elettrica: l’invasione del Congresso, il pestaggio dei 50 poliziotti messi a fronteggiare 15.000 manifestanti, la richiesta di impeachment e Trump che non molla fino all’ultimo rendono molto probabile il passaggio dalle bastonate ai proiettili, e qui in America di pistole e fucili ne abbiamo.

A Washington l’esercito adesso ha schierato 25.000 soldati, eretto barricate, steso filo spinato e...

... preparato tutte quelle difese della democrazia per cui ha fatto molta esperienza in medio oriente ed altri poveri paesi. Per la superpotenza abituata ad esportare democrazia come da Alba si esporta Nutella, militarizzare Washington e tutte le altre capitali statali è un gioco da ragazzi.

Cosa succederà? I partecipanti alla manifestazione del 6 gennaio stanno patendo conseguenze importanti: schedati come terroristi non possono più prendere aerei, quelli riconosciuti in video vengono licenziati da qualsiasi datore di lavoro e resi paria, i pochi che ancora sfuggono all’identificazione stanno sotterrando le bandiere e bruciando i cappellini MAGA.  La polizia non ha fatto una bella figura: da una parte 50 a difendere il Congresso, ma troppi tra le migliaia di manifestanti a picchiare i loro stessi colleghi. Ora la palla è in mano a FBI ed esercito, pronti a sparare: fine dei giochi.

Il partito repubblicano è spaccato: ci son sempre 75 milioni di voti a favore di Trump, che s’è mosso come un elefante nel negozio di porcellane ma ha portato a casa risultati importanti per la gente. I pochi (solo 7%) esponenti che lo denunciano apertamente vengono trattati da traditori e minacciati di morte: sono tutti sotto scorta armata.  Biden stesso, contrario all’impeachment ed impaurito della violenza dello scontro, ha dovuto rinunciare al suo trenino tanto amato per arrivare a Washington il 20.

L’ultimo sondaggio rivela che 40 milioni dei votanti di Trump credono che le elezioni siano state truccate, ed un numero ancora maggiore vuole che si candidi per il 2024. La censura dei social media aiuta specialmente i repubblicani a mettere nel dimenticatoio il vecchio presidente, e scongiurare che resti sulla scena politica per ripresentarsi al prossimo turno. Il Deep State ci metterà del suo, assicurandosi che cause in tribunale ed attacchi alle sue aziende lo tengano fuori dai giochi. Le organizzazioni che hanno già cancellato contratti con quelle di di Trump sono innumerevoli: dalle banche, alla federazione del golf, gli sponsor, imprese costruttrici chiudono i contratti in essere. 

Biden capisce che deve sparare la cartuccia della nuova tranche di aiuti il più presto: millenovecentomiliardi di dollari devono essere distributi il prima possibile. Al contrario di Trump però, che aveva diviso tra piccole aziende (750 miliardi) e poveri ($600 a settimana per chiunque avesse perso lavoro o fosse in stato di povertà), questo nuovo piano prevede di aiutare tutto l’arcobaleno di associazioni, indifesi, malcapitati, in rigoli troppo piccoli per aiutare la ripresa economica. Specie il settore del turismo e della ristorazione, anche quello dei trasporti, sono alla frutta: vedere centinaia di milioni di dollari su organizzazioni politicamente corrette potrebbe avere un effetto boomerang se non riescono a riprendersi.

Dall’ala radicale dei democratici si alzano appelli affinché Biden vada diritto e rapido a supporto dei poveri e delle politiche “socialiste” presentate da Sanders, Warren, AOC, yang. Chiaro questo articolo qui dove si sconsiglia qualsiasi accordo coi repubblicani.  I centristi sono come al solito portatori di realpolitik ed ignavia, consigliando di non esagerare col debito pubblico, che come abbiam visto in puntate precedenti è fake truth in purezza. Lo zio d’America deve tenere assieme il suo partito prima ancora di sedersi alla Casa Bianca. Iniziamo bene. 

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