... che si è proposto di accompagnarmi in auto, ho accettato. Si tratta di una mostra piccola ma preziosa e singolare: date le misure di sicurezza imposte dalla pandemia si è deciso che la fruizione delle opere fosse solo dall’esterno, attraverso una vetrina che dà sulla piazza principale della città. Verrà presentata, dopo la mia, un’opera alla settimana, a rotazione e per tredici settimane come il numero dei ritratti: quelli via via non visibili dalla vetrina “occuperanno” le finestre di tutto il palazzo sede della mostra, la Casa De Rodis, con degli ingrandimenti delle opere stesse. Una mostra “per tutti”.
Non avevo mai visitato Domodossola e non avevo mai visto i palazzi rinascimentali con i tetti in beola nella bella Piazza del Mercato in cui si è svolta questa particolare inaugurazione all’aperto, in mezzo alle persone, tra i tavolini dei bar. Non sapevo nulla di Carlo Fornara, pittore divisionista amico di Segantini né dei pittori della scuola della Valle Vigezzo, un territorio che unisce l’Italia alla Svizzera e che dalla metà del Seicento ha prodotto invece che pastori dei pittori, un unicum nel suo genere in tutto l’arco alpino. Pittori itineranti, che d’inverno tornavano in valle a preparare le tele e modelli e nella bella stagione andavano in giro per l’Italia, ma anche in Svizzera, in Francia e in Germania a fare ritratti su commissione. Incredibile.
Tutto questo me lo ha raccontato la promotrice della mostra, che ha aperto la sua casa e il suo bel giardino per un aperitivo (rito che in città è sempre più raro), mostrandomi poi alcune opere proprio della scuola della Val Vigezzo: paesaggi en plein air di grande qualità e fattura.
Alle volte la provincia offre una libertà del pensare e una fecondità che mi affascina, ma soprattutto quel ritmo calmo e quella pace necessaria per trovare se stessi, quel tempo per la profondità che di certo a Milano, tranne forse durante il lockdown, abbiamo perso.