Vita d'artista


Al parco Sempione

Di recente sono finalmente andata a vedere la Palazzina Appiani, recentemente ristrutturata dal FAI: alle volte essere turisti della propria città è gradevole e interessante, pure un po’ straniante. La Palazzina Appiani era la tribuna reale, anzi imperiale, di Napoleone, quando fu costruita l’Arena Civica, ed è di fatto un’architettura scarna, una sorta di foyer di un teatro, anche se, come recita il volantino del FAI, è un gioiello neoclassico. Tempo addietro ricordo un’apertura straordinaria in occasione della mostra di Pawel Althamer , artista polacco, promossa dalla Fondazione Trussardi, sempre attenta a valorizzare, anche se per un momento, gli spazi cittadini.

Nella visita guidata era inclusa anche la storia dell’Arena, che, meraviglia, ospita come primi spettacoli nel Settecento, anche una Naumachia, cioè una battaglia navale, riempita attraverso un tunnel, dell’acqua del Naviglio della Martesana: ma diventa anche pista di atterraggio di mongolfiere, di giochi atletici, gare, partite di calcio e last but not list, concerti pubblici, dove sfilarono grandi musicisti, a cui partecipai anche io. Finita la visita la guida ci mostra una bella cartina del parco, e io mi commuovo pensando che non l’ho mai visto con questi occhi, intendo con gli occhi del turista, che scopre che la biblioteca dove si andava a studiare, ad esempio è di Ico Parisi, con una bella scultura di Francesco Somaini davanti e un fregio di Mauro Reggiani, e poi ceduta al Comune di Milano, dopo la Triennale del 1954, come pure il Bar Bianco. Ma chi ci pensava, quando si andava a bigiare al parco, che era un museo a cielo aperto? E il “Teatro Continuo” di Alberto Burri del 1973, che con le sue quinte d’acciaio incornicia il Castello, oppure l’altro luogo di ritrovo, che mai mi sono domandata di chi fosse ma è di Arman, capofila del Nouveau Realisme, col titolo di “Accomulazione musicale e seduta” sempre del 1973.

E’ poi talmente nascosta bene nel verde degli alberi che pure la Torre Branca, di Giò Ponti, con i suoi 108 metri ( per altro tornata praticabile), quasi non la si vede, come pure i “Bagni Misteriosi”, di Giorgio De Chirico, dietro al Palazzo della Triennale, sempre del 1973. Direi degli anni d’oro. D’oro è anche tornato il mio sguardo, rinnovato dal punto di vista culturale e artistico, verso un luogo tanto amato e frequentato nel tempo e che mi ha fatto pensare a quanto amo la mia città, e quante cose non so.


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