Vita d'artista


Turner

Ricevo newsletter da ogni parte del mondo riguardanti i musei, poiché mi interessa capire la loro attività e, anche in tempi di pandemia, rimanere informata sui movimenti “globali” circa l'arte. Negli ultimi anni si è puntato molto sugli artisti storici, forse perché è più difficile valutare la contemporaneità, vista la mancanza di “confini” e di canoni di riferimento: o forse perché gran parte dei curatori...

... si dedicano ormai alle grandi rassegne internazionali e alle fiere d’arte.  Di fatto, anche negli anni precedenti al Coronavirus, le mostre pubbliche con tematiche e protagonisti attuali si erano già ridotte di molto.

Anche le mostre degli artisti storici, pur essendo le preferite, hanno tuttavia bisogno di essere proposte in modo innovativo, perché purtroppo oggi non si riesce ad emozionarsi se non in termini di "novità". Qualche giorno fa, ricevendo una newsletter della Tate, sono rimasta a bocca aperta nello scoprire che il sommo William Turner, artista per cui da giovane andavo in pellegrinaggio a Londra per vederne le opere meravigliose, in realtà non è più il grande poeta della luce che io ricordavo. La newsletter ha per titolo "Who is J.M.W. Turner?" e già mi viene il sospetto, viste tutte le consonanti col punto prima del cognome, che non sia davvero il grande Turner che conosco io. E poi inizia un lungo articolo che apre a nuove prospettive ("fresh perspectives") sulla sua opera e leggendolo si scopre che anche se Turner è universalmente ammirato come pittore di paesaggi, egli ha celebrato invece, nella sua opera, soprattutto la tecnologia, l’industria e l’innovazione scientifica. Interessante…

A quanto pare Joseph Mallord William Turner (come a chiarire anche nel nome che un nuovo artista è nato dal vecchio) nella sua lunga vita non solo aveva rappresentato genialmente mari in tempesta e tramonti incandescenti ma aveva anche fatto dei quadri "politici", descrivendo l’orrore della schiavitù  in “Slave ship”  del 1840 o dipingendo scene della nascente civiltà industriale, compresi i treni.  E aveva mostrato attenzione per gli esperimenti di ottica e sulla luce (che caso...).Alcune sue intuizioni scientifiche, essendone membro, furono vagliate e discusse alla Royal Academy ed egli fu certamente in contatto con i migliori scienziati dell’epoca, registrando sia con i suoi capolavori  che con la sua curiosità intellettuale, la modernità del suo tempo.

Se però si vanno a guardare da vicino le opere che vengono commentate con questo “nuovo” sguardo scientifico ci si rende conto che tutte le tematiche affrontate, anche quelle “politiche”, rimangono sempre in secondo piano rispetto al suo stile e alla sua poetica. La sua grandezza, benché siamo in un’epoca in cui prevale un mendace atteggiamento ideologico, va oltre le definizioni, come sempre.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite