Notizie dagli USA


Emigrare in America – Accesso al Credito

Benvenuti in America! Con tutti i documenti in regola per l’immigrazione, finalmente arrivate negli Stati Uniti, e muovete i primi passi nell’accesso al credito. Che siate studenti o lavoratori, aiutati dalla scuola o dall’azienda, avete probabilmente trovato alloggio: bisogna cominciare ad arrangiarsi tra cellulare, affitto e probabilmente un automobile. Le prime spese per partire nella nuova avventura.

A seconda della città più o meno remota dove arrivate, è probabile che il negoziante di cellulari, il concessionario di automobili o la filiale di banca dove volete aprire un conto, vi chiedano il...

... credit score, il voto del vostro credito. Cascate giustamente dal pero, spiegando che avete carte di credito, conto in banca in Italia con dei fondi, e che non vi sognereste mai di aver dei debiti. Avete appena spento l’elettroencefalogramma del venditore, che vi guarda attonito senza sapere cosa dire. E’ un dialogo tra sordi, perché il credit score vi viene dato da società specializzate solo dopo anni di continuo uso di carta di credito e meglio ancora di mutuo su casa o prestiti sull’automobile.

E’ possible che dobbiate versare $500 di cauzione sulla sim di un cellulare, che dobbiate pagare in contanti la nuova automobile o l’affitto, che la banca via dia una carta di debito ma vi faccia aspettare mesi per una carta di credito. Chiedete alla scuola o all’azienda di mettere una parola buona con la banca, che vi dia una carta di credito al volo, altrimenti non ne uscite. Tenete conto anche che le vostre Visa, Mastercard ed estratti conto bancari italiani contano come il due di bastoni a scopa: state partendo da zero.

Per il credito all’impresa, il film è altrettanto drammatico. Se siete appena arrivati dall’estero e pensate di aprire un azienda, o avete i soldi o avete dei partner che li mettono per voi, perché senza credit score non andreste lontano. Se invece aprite un impresa dopo qualche anno di permanenza, e quindi con un buon credit score, tenete conto che metterete sempre la vostra casa come collaterale del debito, anche se il prestito è ben inferiore al valore immobiliare.

In questo caso consiglio di stare lontani dalle banche, che hanno procedure kafkiane ed interessi proibitivi, ed attenzione nell’usare le filiali americane di banche italiane perché non sono autorizzate a fare attività di sportello, costringendovi quindi ad usare una banca americana per tutte le attività operative. Meglio utilizzare i programmi di incentivazione all’impresa che fioriscono a livello cittadino, di contea, di stato e spesso di associazione (camere di commercio o associazioni industriali). Con un misto di investimento a fondo perduto, di detrazioni fiscali su assunzioni e formazione per i nuovi dipendenti, di prestiti per il commercio internazionale o per il recupero di aree depresse, dovreste arrivare al 25-30% del fabbisogno di capitale.

Più importante ancora, qui in America è l’uso degli investitori privati, che a seconda del taglio si dividono in Angel Investor (individui che investono da soli o in gruppo fino a $200.000), Venture Capital (che a seconda dello stadio dell’azienda arrivano ad investire milioni) e poi a crescere con i grandi investitori istituzionali che movimentano decine di milioni al giorno. Il concetto di accettare un prestito a fronte di una percentuale dell’azienda è estraneo agli imprenditori italiani, ed è meglio affidarsi ad aziende che abbiano esperienza in questo genere di contratti. Tuttavia la quantità di fondi privati disponibili per le aziende è straordinaria: un impresa che in Italia raccolga 100 in investimenti, qui fa almeno sette volte tanto, e specialmente molto più rapidamente.

Per ottenere questi investimenti occorre spiegare molto bene perché il proprio prodotto o servizio è  migliore degli altri,  convincere della propria credibilità, ed assicurare entro quanto tempo ci saranno ritorni per gli scommettitori. Su quanto sia diverso comunicare, tra Italia e Stati Uniti, ci pensiamo sabato prossimo.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite