Musica in parole


Musica in cornice: il Concerto rubato

Una donna siede al cembalo, un’altra in piedi canta leggendo uno spartito. Tra loro, un uomo seduto di spalle pare suonare un liuto. Nella stanza sono ben in vista altri due strumenti ad arco. È la scena dipinta da Johannes Vermeer nel suo famoso Concerto a tre (1665 circa), del quale in queste settimane si è tornati a parlare grazie alla miniserie di Netflix “Un colpo fatto ad arte: la grande rapina al museo”, sul noto furto avvenuto nel 1990 all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston.

La tela di Vermeer - rubata insieme ad altre di prestigio, nessuna ritrovata - è tra le opere più ricercate dall’FBI. Oggi valutato 200 milioni di dollari, il dipinto... 

... uno di quelli a tema musicale del Maestro; quadri che rappresentano scene di musica da camera, donne e uomini intenti a suonare in ambienti privati, in cui sono spesso raffigurati strumenti che si andavano affermando proprio nel Seicento: la spinetta, il clavicembalo, la viola da gamba, la chitarra. All’epoca fare musica in casa era pratica consueta, grazie anche ai musicisti amatoriali che spesso si ritrovavano allo scopo. Lo spirito della cosiddetta Hausmusik insomma, musica destinata ad intrattenimento di familiari e amici. Nei dipinti di Vermeer è raffigurato solo chi suona, come se nella stanza ritratta non ci fossero altri, quindi le occasioni appaiono ancora più private, intime, riservate ai soli esecutori e al loro desiderio di far musica insieme.

Raffinatissimo artista, il Maestro olandese sentiva un legame stretto con la musica e a volte proprio grazie ai riferimenti musicali inseriva nelle sue opere dettagli dai significati nascosti, a volte allusivi, come nel Concerto a tre che si presta a più interpretazioni.

Lo scorso anno, il musicista statunitense Jason Palmer, che ha studiato al Conservatorio di Boston, in occasione del trentennale del furto ha pubblicato un album ispirato al capolavoro di Vermeer e agli altri dipinti rubati, The Concert: 12 Musings for Isabella. La tromba dialoga con il sax e altri strumenti per un omaggio carico di rimpianto ed emozione, che l’arte sempre suscita. Lo stesso Vermeer in un altro suo quadro celebre (Lezione di musica, 1662 circa), sulla spinetta dipinta ha posto la scritta: “La musica è compagna nella gioia e medicina dei dolori”. Anche in cornice.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite