Tecnosofia


Proteggere la nostra mente

Lo sviluppo degli hardware indossabili (sensori e processori) e dei software ad essi abbinati (algoritmi per desumere informazioni da dati biometrici) è stato repentino. Oggi più di un americano su cinque ne porta uno addosso, per un mercato globale che si stima superi i 21 miliardi di dollari nel 2026. 

Non intendo solo funzioni come il conteggio dei passi, la lettura della frequenza cardiaca, la stima delle calorie consumate. Oggi si possono acquisire dei veri e propri elettro-encefalogrammi (EEG) per sapere se si è a corto di sonno (onde delta e beta), valutare il proprio stato emotivo o di calma (onde alfa e theta), capire il nostro stato di concentrazione (onde gamma) o se si sta per avere un attacco epilettico, e molto altro.

Francesco Andriulli guida un team di ricerca del Politecnico di Torino che sta mettendo ordine nelle letture degli EEG fatte con sensori non invasivi, sistemi cioè che evitino la trapanazione del cranio prevista invece per il chip Neuralink di Elon Musk, con il suo corredo di 1024 elettrodi del diametro di un ventesimo di un capello che consentpno di acquisire dati da più punti della corteccia. Invece di inserire voltmetri nel nostro cervello, Andriulli inserisce i vincoli delle leggi dell’elettromagnetismo classico nei segnali EEG per dedurne informazioni in tempo reale, grazie ai potenti mezzi della fisica computazionale.

Indubbiamente tutto questo può avere vantaggi enormi in ambito sanitario: creare interfacce con computer per pazienti tetraplegici, avvertirci per tempo - posto che lo si voglia - dell’insorgere di malattie neurodegenerative (Alzheimer, schizofrenia, demenza), fornire in tempo reale a un chirurgo una realtà aumentata del nostro cervello mentre sta operando, capire in anticipo se sta arrivando un colpo di sonno quando si è alla guida, ecc.

Però si può altrettanto scavare nel nostro intimo, capendo se si è innamorati di una persona, se stiamo mentendo, se siamo predisposti per natura a spendere o risparmiare, se siamo elettivamente di destra o di sinistra. Nasce un problema di privacy, da risolvere, a mio avviso, ripartendo dai fondamentali: la dichiarazione universale dei diritti umani oramai vecchia di 75 anni. I concetti di libertà di pensiero e di religione invocati in quelle carte devono essere rivisitati alla luce degli sviluppi delle neuroscienze per condizionarne eticamente le associate neurotecnologie.

Ancora più inquietante della lettura del nostro cervello è poi la possibilità di intervenire su di esso, cosa che già si fa per arginare il Parkinson. Elon Musk promette con Neuralink di ridare la vista ai ciechi. Da lì a iniettare convinzioni nella mente umana il passo è breve.

Certo, un conto è leggere un conto è scrivere. Con l’EEG interpretiamo ombre, ma l’ombra di un elefante può essere fatta anche da un paio di mani adeguatamente composte. Insomma scrivere nei nostri neuroni sarà molto più complesso che interpretarne i segnali elettrici, ma il fatto stesso che Musk ponga in quello il suo livello di ambizione deve sensibilizzarci al tema, ancor più dopo il recente esito delle elezioni statunitensi.


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