Pensieri e pensatori in libertà


Chat GPT e i futuri distopici

Chat gpt per ora è soprattutto un gioco ma è l’inizio di un altro passo decisivo della rivoluzione digitale, il grande marchio della nostra era. Come l’invenzione della rappresentazione nelle grotte preistoriche, quella della scrittura e quella della stampa, e ancor più come quella dei mass media all’inizio del Novecento, la rivoluzione della comunicazione è anche una rivoluzione del modo di pensare. 

Così, in tutte queste epoche, come nella nostra, di fronte al nuovo si dividono i gruppi dei fanatici entusiasti e dei detrattori apocalittici. Quelli del “trasformeremo l’essere umano” e quelli del “oddio, stiamo distruggendo l’essere umano”.

La virtù in questo caso sta forse nel mezzo. Ci sono trasformazioni gigantesche che possono avvenire e altre che invece non possono accadere.

Per esempio, è facile capire utilizzando anche solo per gioco chat gpt che tanti lavori ripetitivi possono essere sostituiti. Ciò che fa impressione, però, è che con questo tipo di intelligenza artificiale finiscono con il rientrare in questa categoria lavori che finora avevamo considerato come insostituibilmente umani: preparare un contratto, un verbale, un compito a casa, una tesi compilativa, un codice per un prodotto digitale di medio livello, un articolo un po’ banale da giornale. Ho fatto provare chat gpt a due amici, un professore di radiologia e un alto dirigente amministrativo. Il primo gli/le (un prof di linguistica mi dice che si usa il maschile per indicare qui il caso neutro) ha fatto domande tecniche sulla sua disciplina e ha “bocciato” la povera intelligenza artificiale. Il secondo ha fatto preparare alcuni tipi di contratto, è rimasto entusiasta e ha subito calcolato che potrebbe sostituire molti impiegati.

La logica conferma le impressioni dell’uno e dell’altro. Dal punto di vista logico, l’intelligenza artificiale è una macchina induttiva: raccoglie molti dati ed elabora un riassunto, che mette insieme quei dati facendo prevalere la maggioranza. Di fatto, sostituisce il lavoro che facciamo quando, non sapendo qualcosa, la cerchiamo su google e poi riassumiamo un po’ i dati dei vari siti. Google è infatti giustamente preoccupato. Man mano che l’intelligenza artificiale si sviluppa, di Google così com’è ora potremo fare a meno.

Invece, ciò che la macchina non può fare è un processo veramente creativo che si chiama, in logica, abduzione ed è il tipo di ragionamento che preside alle vere ipotesi: il passaggio da un fenomeno nuovo all’ipotesi della sua spiegazione, inevitabilmente nuova. È il processo che un grande detective compie quando si trova di fronte al caso del tutto incomprensibile. Il suo razionale è il passaggio dal conseguente all’antecedente. Se volete leggere una bella storia che lo illustri in tutta la sua forza, leggete Gli assassinii della Rue Morgue di E.A. Poe, l’esempio preclaro dell’abduzione.

Il progetto di fare un’intelligenza artificiale abduttiva è stato provato e abbandonato già negli anni ‘60 del secolo scorso e non sembra che ci sia un modo di rivitalizzarlo. La macchina ragiona a velocità impressionante su numeri immensi di dati, ma non può fare nessun salto ipotetico. La domanda che viene, allora, non è tanto sulla capacità della macchina di sostituire l’uomo ma su quante poche azioni umane, e persino pensieri umani, siano originali. Nessuna macchina ci deruberà mai della nostra umanissima capacità creativa, ma lo sviluppo delle macchine ci fa in realtà gettare uno sguardo a quanto poco la utilizziamo, cioè a quanto poco siamo originalmente umani.


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In questo numero hanno scritto:

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Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata