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La decadenza delle infrastrutture americane

Peter Paul Montgomery Buttigieg, affettuosamente chiamato Pete dal suo capo Joe Biden, è il nostro Segretario dei Trasporti, astro nascente dei Dem da ZTL di Washington. Gli manca di esser nero, ma per il resto ha tutte le qualifiche richieste dalle elites della capitale: laureato ad Harvard ed Oxford, ufficiale della Marina che ha vissuto sette mesi in Afghanistan, consulente McKinsey, sindaco, e pure gay. Aveva anche partecipato alle primarie Dem, facendo capire fin da subito che cercava un posto al sole del vincitore.

Purtroppo, il trenino dell’Ohio ha deragliato anche il suo astro politico: invece di precipitarsi sul posto, fingere di bere l’acqua contaminata e comprare hamburger a tutti, come ha fatto Trump, ha pensato male di starsene nella ZTL coi suoi compari, e mentre il Presidente faceva le foto con Zelenski sotto i missili russi a Kiev (non pervenuti), lui ha avuto il coraggio di dire ai giornalisti che non aveva tempo per ulteriori dichiarazioni sulla tragedia climatica. Meglio ancora: ci ha detto che in America abbiamo più di mille deragliamenti all’anno, tre al giorno, e se anche questo ha disperso liquidi tossici, pace, è tutta colpa di Trump che ha fatto le leggi sbagliate. Da bravo consulente ci ha spiegato il problema, e chiarito che non è colpa sua.

Le nostre infrastrutture, ponti, autostrade, pali della luce e ferrovie, sono in uno stato di decadenza inverecondo. La cosa è così pacifica che Biden è subito riuscito a radunare Democratici e Repubblicani e passare una legge apposta per metter mano a questi problemi, e dopo un anno dall’entrata in vigore il Presidente è contento del progresso raggiunto (qui https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2022/11/15/fact-sheet-one-year-into-implementation-of-bipartisan-infrastructure-law-biden-%E2%81%A0harris-administration-celebrates-major-progress-in-building-a-better-america/)

Per dare un esempio dello scempio delle nostre infrastrutture, per andare da New York a Chicago avete un treno al giorno, e ci mettete 19 ore. Per far la stessa distanza in Cina o Europa avete almeno quattro treni al giorno e ve la cavate in cinque ore di viaggio. Il treno ad alta velocità che dovevamo mettere in California s’è trasformato in un pozzo senza fondi di fallimenti. Anche in città ricche come Boston, i nostri pali della luce in legno, con mille fili appesi a muzzo e cadenti, ricordano quelli dell’Africa sub-sahariana, e non sorprende che il costo di portare energia elettrica ad un’abitazione è tre volte più alto che in Europa.

Le nostre infrastrutture non sono progettate e costruite per viaggiare velocemente da A a B, per trasportare l’energia in modo efficiente ed affidabile dal produttore al consumatore, per non scassarsi ogni volta che gela nei mesi invernali. Al contrario, sembrano pensate per mantenere 17 milioni di lavoratori che rifanno le strade ogni anno (contro i sei anni della Germania), che rimpiazzano fili e trasformatori ogni volta che passa una bufera, che riattaccano in ponti con staffe bullonate. (qui per dettagli https://www.brookings.edu/essay/infrastructure-workforce/). Se un marziano vedesse questo stato delle cose, penserebbe che siamo un paese comunista: il vero Venezuela siamo noi, che progettiamo la parte fondamentale della nostra economia da ventimila miliardi di dollari per dar lavoro alle masse, non perché funzioni e sostenga il resto del paese.

La ragione di questa indecenza è la stessa già descritta per la sanità: provare ad imporre logiche di mercato quando esso non può esistere, quando gli investimenti di lungo termine richiesti non possono avere un beneficio finanziario, perché sono appunto l’ossatura dell’economia, significa sprecare i soldi dei contribuenti.

Se ogni anno devo rifare le strade perché si scassano, faccio perdere competitività a tutti gli utenti, che son centinaia di milioni. Se ad ogni bufera devo cambiare trasformatori e fili per ripristinare dai blackout, ho fatto perdere produttività e qualità della vita a tutti gli utenti. Confondere l’utente del servizio pubblico, con il cliente di un servizio che può essere comprato da molteplici fornitori in gara tra loro, è un errore, anche se fatto per dar un lavoro (inutile) a chi altrimenti dovrebbe studiare o investire per fare altro ed aggiungere valore.

Nel 1930 Keynes predisse che i paesi sviluppati avrebbero lavorato solo più quindici ore a settimana, perché l’innovazione tecnologica ci avrebbe dato produttività in abbondanza. Non riuscì a prevedere la crescita del consumismo, e di come questo avrebbe infettato prodotti e servizi che nulla hanno a spartire con la logica di mercato. E così abbiamo 17 milioni di persone che fanno un lavoro del cavolo (Bullshit Job secondo il compianto David Graeber), spesso in condizioni pericolose e disagevoli, e le nostre infrastrutture sono immonde. Un affarone.


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