... un concerto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Da qui lo spunto per soffermarsi sul riferimento agli automi - anche musicali, tanto in voga nel Settecento - un filo che percorre tutto il film ed è sostenuto dalla musica.
Eccoci quindi a Giacomo Casanova e all’inquietante carillon da lui sempre messo in funzione per accompagnare le sue gesta amorose: un marchingegno meccanico che riproduce il valzer di Rota, rivisitato dal compositore per renderne i suoni striduli e a scatti, come richiesto da Fellini al fine di evocare un senso di ripetitività inespressiva dei movimenti.
Oltre all’inseparabile scatola musicale, Casanova incontra una bambola-automa, una “simil-donna” che meccanicamente si muove e con lui “danza”. “La poupée automate” (La bambola meccanica) è il titolo del brano di Rota che è coprotagonista della sequenza: note che si insinuano e alimentano tutta la surreale scena dell’amplesso tra Casanova e la bambola CasanovaRosalba; le frasi musicali han timbri cristallini, suoni metallici e qualche increspatura, come a sottolineare un meccanismo automatico che a tratti sembra incepparsi.
La colonna sonora - con la quale Rota vinse il David di Donatello - trasmette volutamente un senso di straniamento, di freddo e meccanico; accurata è stata la ricerca di timbri e strumenti adatti allo scopo, come il piano elettrico, la celesta, l’organo a canne ed elettronico, le campane tubolari e l’arpe de verre, raro strumento settecentesco composto di calici di cristallo.
Suoni liquidi freddi anche nel finale per un’ultima danza di Giacomo e Rosalba sulle acque gelate della laguna, sogno a occhi aperti di un Casanova ormai al tramonto; i due accennano lievi movenze e ruotano su se stessi al suono del carillon: è la perfetta ma gelida visione di una scatola musicale settecentesca. Eccola.