Musica in parole


La poupée automate

A Federico Fellini piacquero subito quei valzer dai suoni cristallini di Nino Rota - che sentì suonati dal compositore stesso - tanto che li volle per il suo Casanova (1976); di fatto “Circus-Valzer” e “Valzer-Carillon” che Rota aveva scritto per pianoforte nel 1975 diventarono la struttura musicale portante del film.

Per il centenario del regista quest’anno la pellicola è stata presentata nella versione restaurata in blu-ray; con l’occasione le musiche del Casanova felliniano sono risuonate in più circostanze, ancora pochi giorni fa in...

... un concerto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Da qui lo spunto per soffermarsi sul riferimento agli automi - anche musicali, tanto in voga nel Settecento - un filo che percorre tutto il film ed è sostenuto dalla musica.

Eccoci quindi a Giacomo Casanova e all’inquietante carillon da lui sempre messo in funzione per accompagnare le sue gesta amorose: un marchingegno meccanico che riproduce il valzer di Rota, rivisitato dal compositore per renderne i suoni striduli e a scatti, come richiesto da Fellini al fine di evocare un senso di ripetitività inespressiva dei movimenti.

Oltre all’inseparabile scatola musicale, Casanova incontra una bambola-automa, una “simil-donna” che meccanicamente si muove e con lui “danza”. “La poupée automate” (La bambola meccanica) è il titolo del brano di Rota che è coprotagonista della sequenza: note che si insinuano e alimentano tutta la surreale scena dell’amplesso tra Casanova e la bambola CasanovaRosalba; le frasi musicali han timbri cristallini, suoni metallici e qualche increspatura, come a sottolineare un meccanismo automatico che a tratti sembra incepparsi.

La colonna sonora - con la quale Rota vinse il David di Donatello - trasmette volutamente un senso di straniamento, di freddo e meccanico; accurata è stata la ricerca di timbri e strumenti adatti allo scopo, come il piano elettrico, la celesta, l’organo a canne ed elettronico, le campane tubolari e l’arpe de verre, raro strumento settecentesco composto di calici di cristallo.

Suoni liquidi freddi anche nel finale per un’ultima danza di Giacomo e Rosalba sulle acque gelate della laguna, sogno a occhi aperti di un Casanova ormai al tramonto; i due accennano lievi movenze e ruotano su se stessi al suono del carillon: è la perfetta ma gelida visione di una scatola musicale settecentesca. Eccola.

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