... esserlo a un’Olimpiade.
In autunno, dopo un’estate di vittorie sportive italiane ne sono arrivate alcune in campo musicale, prestigiose, a iniziare dal primo premio assoluto del violinista Giuseppe Gibboni al Concorso Paganini di Genova. Da 24 anni non vinceva un italiano: Giuseppe ha vent’anni, suona e studia il violino da quando ne ha tre. Gli altri riconoscimenti sono per Giovanni Bertolazzi, 2° premio Liszt, Budapest; Alexander Gadjiev e Leonora Armellini, 2° e 5° premio Chopin, Varsavia. Negli stessi giorni agli Gramophone Awards per il 2021 l’Ensemble italiano Accademia Bizantina è stato votato come seconda migliore orchestra del mondo e prima in Europa.
Mi piace segnalarli tutti insieme ora che siamo vicini al 22 novembre, data che il mondo della musica festeggia perché è Santa Cecilia, la protettrice dei musicisti cui questi ragazzi han reso onore nei fatti: esprimono il loro talento, danno risalto alla qualità della nostra scuola, anche all’estero; i giornali stranieri ne scrivono. Il “Paganini” è seguito nel mondo e ha portato a Genova per le fasi finali 32 concorrenti di 14 Nazioni diverse.
Giustificata l’euforia di tutti i giovani artisti vincitori, uguale a quella dei giovani atleti di cui abbiamo tanto sentito e letto quest’estate, con la differenza che dei musicisti in questione non se ne sente parlare.
Ha messo a fuoco il punto Danilo Rossi, prima viola solista Orchestra Teatro alla Scala, in una lettera ad Aldo Cazzullo per il Corriere della sera, a fine ottobre, e in una inviata alla Presidenza della Repubblica subito dopo. In sintesi il Maestro Rossi afferma di dubitare che come Paese intendiamo dar rilievo alla cultura: “Se fosse veramente così questi straordinari giovani sarebbero su tutti i giornali e su tutte le televisioni e sarebbero già stati invitati dalle più alte cariche dello Stato.”
Cazzullo ha risposto parlandone col musicista a Fahrenheit, programma Rai Radio3, e entrambi han espresso timori e una generale disillusione riguardo giornali, istituzioni, mondo della scuola e della cultura, anche.
Come Rossi anch’io sono certa che in campo musicale in Italia avremmo non poche frecce al nostro arco ma è da tanto, per dirla ancora con le parole del collega violista, “che si gioca al ribasso”.
Il giornalista del Corriere rivela che subito dopo la pubblicazione della lettera - che ha suscitato grandi reazioni - ha ricevuto una chiamata dalla Presidenza del Senato e dal Ministero dei Beni Culturali per assicurare che incontri con i ragazzi vincitori ci sarebbero stati; Giuseppe Gibboni è stato poi ricevuto dal Presidente Mattarella. Certo, la disattenzione dei media resta notevole: la rimarca in Radio il professore della Scala prendendo a prestito la vittoria del cane Glen, riportata da importanti quotidiani dove si legge che dopo lo sport, l’Italia quest’anno primeggia ancora grazie al Terrier di Lucca, eletto “il cane più bello del mondo”. Con un sorriso (ma un po’ amaro) al Maestro Rossi viene spontanea la conclusione: “se giustamente i giornali hanno spazio per il bel dog Terrier, che lo trovino anche per il vincitore italiano del Premio Paganini”.
Che fare? Lo spunto è per una riflessione di peso che va ben oltre la musica classica, efficace se a tutti noi, come Paese, interessa farla.