Notizie dagli USA


Della libertà di parola

La vittoria in Virginia di Glenn Youngkin, che ha fatto leva sul danno dell’insegnare la Critical Race Theory a scuola, ed in generale della cancel culture che reprime l’opinione di chi la pensa diversamente, ha dato il via a nuove iniziative per chiudere il capitolo woke/cancel. Addirittura, vogliono creare un Università, ad Austin, concentrata sulla...

... libertà d’espressione. Potete leggerne qui e qui.

Personalmente trovo esagerata un’impresa del genere, perché segue nella scia di altre iniziative che volevano imprimere connotazioni politiche o religiose ai propri studenti, e sapendo che riceverà importanti donazioni specialmente dai repubblicani e da chiunque si voglia spolverare di libertà (equivalente americano dell’antifascismo italiano, l’ingrediente che va bene su tutto). Dall’università devono uscir persone in grado di pensar con la propria zucca, che sappiano stare al mondo magari guadagnandosi da vivere. Il fatto che da Harvard escano dei woke e da Austin uscissero degli anti-woke sarebbe uno spreco tanto per la società, quanto per l’economia del paese.

La libertà di parola è il secondo diritto più importante di tutti, dopo quello di avere un tetto sulla testa ed un piatto in tavola, e questo significa che dobbiamo ascoltare (attentamente) anche le persone che disprezziamo. Facile blaterare di libertà di parola per chi la pensa come noi, più complicato quando difendiamo questo diritto per chi dice cose che ci paiono fuori dal mondo: qui sta il bello, camminare tra tolleranza e logica.

Queste quattro righe qui sopra non valgono certo quattro anni di studio per una laurea, ma vanno vissute nel quotidiano, e credo che tanto in America, quanto in altre parti, molti siano in difficoltà su questo concetto semplice e basilare. Quante persone sentiamo lamentarsi, tra i vaccinati, che loro hanno preso un rischio per proteggere sé stessi ed il prossimo, che credono nella scienza, che sono liberi ed antifascisti, che sono in qualche modo migliori? Pensano di essere meritori forse, non capendo che hanno automaticamente relegato chi ha deciso diversamente da loro nella classifica dei fifoni, beceri, fascisti ed in ultima analisi peggiori. Non capiscono che così facendo rinforzano il convincimento dei no-vax a non vaccinarsi, andando quindi proprio contro al proprio interesse di aumentare la copertura?

Conosco troppa gente che non vuol dire di esser vaccinata o no, perché teme di essere giudicata, zittita e relegata in una categoria o nell’altra. Sarà vero che il 75% dei democratici è vaccinato, mentre solo il 25% dei repubblicani lo è? Oppure gli uni si sentono più liberi nel dirlo e gli altri meno? Media e social-media non aiutano, perché vivono del dramma e delle echo-chamber che esasperano le emozioni. La cosa sta peggiorando in questi ultimi giorni, con vaccinati che si preoccupano di dire se faranno la terza dose, per non esser tacciati di questo o quello, ed infatti vediamo un rallentamento nelle vaccinazioni quando sappiamo che dopo sei-sette mesi l’effetto vien meno.


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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro