Musica in parole


Quattro mani per Elon Musk

Articolo "a quattro mani" di Valeria De Bernardi e Roberto Dolci in occasione del numero #100 di Zafferano.news

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“Suppongo che mi piacerebbe suonare uno strumento musicale, sarebbe bello”: questa la risposta del CEO di Tesla alla domanda “C'è un talento che vorresti avere e che non hai?” (Auto Bild magazine, 2014). Elon Musk in questi anni ogni tanto ha “giocato” con la musica, da par suo naturalmente: il nuovo sistema di allarme delle auto Tesla attiva un antifurto che suona Bach per cui, quando l’auto rileva un’intrusione, al posto della classica sirena partono a tutto volume le note della...

...Toccata e Fuga in re minore. Un trio di Tesla Model X invece si è “esibito” in una performance musicale ritmando con le luci dei fanali e le portiere “alate” la canzone Wizards in Winter della Trans Siberian Orchestra.

Non ha mancato di stupire la rapida incursione di Musk nell’industria musicale, giusto il tempo di presentare nel 2019 una chitarra basso sperimentale, alimentata a celle solari e spettacolarmente dotata di lanciafiamme, lavoro degli ingegneri della sua The Boring Company con la consulenza di famosi bassisti come Les Claypool.

 
Niente però che possa stare al paragone con i progetti “musicali” dell’imprenditore tramite Neuralink, l’azienda avviata nel 2016 che ci permetterà di ascoltare la musica attraverso il cervello grazie all’installazione di chip. Almeno così parrebbe ma per capire meglio cosa intenda Musk ho chiesto supporto a Roberto Dolci per un quattro mani sull’argomento. Al titolare della rubrica Il Digitale giro quindi alcune domande a cominciare da questa:

Cos’è e cosa si propone in generale Neuralink?

RD: Neuralink porta la fantascienza alla realtà: vuole creare un integrazione uomo-macchina, specificamente cervello-intelligenza artificiale, per consentire ad ognuno di noi di guarire da alcune patologie e specialmente migliorare le nostre performance. Io ad esempio, non ho mai imparato a suonare il piano con la mano sinistra, ed ho rinunciato dopo tanti fallimenti. Con Neuralink in futuro potrei avere la soluzione robotica che interagisce col mio cervello e guida anche la mano sinistra a suonare discretamente come la destra. Ancora di più, potrebbe aiutarmi a suonare molto meglio di oggi, se non quasi a livello professionale. Personalmente non lo farò, ma ho amici che si son rifatti il collo dell’anca solo per continuare a correre le maratone, quindi è probabile che molti si lanceranno in questa innovazione tecnologica.

È avveniristico pensare ad una simbiosi con l’intelligenza artificiale la quale, ad esempio, potrebbe scrivere musica per noi e farcela sentire direttamente dal cervello?

RD: Questo è fattibile nel breve, i passi da fare in questo senso sono abbastanza chiari e non mostrano grosse difficoltà. Già oggi possiamo inserire immagini riprese da telecamera sul nervo ottico di ipovedenti e spedire al cervello quello che si vede. Guarda qui.

Quanto sarebbe invasiva questa installazione nel nostro cervello?

RD: Per chi abbia una condizione medica l’invasività è molto più tollerabile di chi semplicemente voglia suonare il piano con entrambe le mani. Sono anni che in ambito medico si applicano sonde in diverse parti del cervello per capire i segnali e da lì procedere nella cura. Neuralink moltiplica per 1000 la numerosità di questi sensori per raccogliere in tempo reale tutta una serie di dati prima non disponibili. Vi ho già parlato della misurazione in tempo reale della serotonina (nei topi), in questo caso Musk sta progettando un sistema che misurerebbe molti più parametri. Impossibile pensare di avere migliaia di cavi in testa, ma l’integrazione cervello – macchina sarà comunque invasiva.

L’esperimento con la scimmia è un passo importante? (in una recente sessione del nuovo social Clubhouse, Musk ha dichiarato: “Abbiamo già una scimmia con un impianto wireless implementato nel cranio, che le permette di giocare ai videogiochi usando la mente”).

RD: E’ un passo importante perché la scimmia è l’animale il cui cervello è più simile al nostro, e le cui capacità sono più vicine. Possiamo immaginare che a breve pazienti terminali e persone molto convinte di queste potenzialità accettino di fare da cavie per i primi esperimenti sull’uomo. Penso alla terapia del dolore, dove la capacità di modulare la percezione del dolore attraverso questo strumento è promettente e probabilmente disponibile nel breve.

È fuori luogo immaginare che, se davvero sentiremo musica in questo modo, prima o poi ci  ritroveremo anche a dover accettare l’ascolto di messaggi pubblicitari inseriti tra una nota e l’altra?

RD: Eh... dove vanno tutti i dati che Neuralink raccoglie dal nostro cervello? Ricordiamoci che spesso siamo noi stessi il prodotto. Come il nostro profilo Facebook vale $5 e la nostra cartella medica $500, così si apre una miniera di dati di massimo dettaglio su di noi. Quelli che oggi sono messaggi pubblicitari, sempre più mirati e quindi più subdoli perché noi li si legga in modo critico e scettico, domani se basati sulla conoscenza del nostro ragionamento sarebbero equivalenti a dei comandi. Non avremmo possibilità di resistere, potremmo essere manipolati con estrema facilità. Ovviamente Elon è buonissimo, bravissimo e non farebbe mai una cosa del genere, poi è già la persona più ricca del mondo e non avrebbe nessun motivo a farlo. O forse si?

A quanto pare Neuralink è in grande sviluppo e in cerca di scienziati: il tweet pubblicato dall’imprenditore a inizio mese contiene infatti un invito e un messaggio sulle opportunità di lavoro che l’azienda offre.

RD: A Musk occorre riconoscere un’inventiva ed un’energia veramente fuori dal comune, poi è anche simpatico. Magari è un marziano, forse è per quello che sta provando a tornare a casa...

Chissà, viste le spiegazioni di Dolci, forse Musk nel futuro di Neuralink vede anche la possibilità per lui di riuscire a suonare uno strumento, e magari bene, come gli piacerebbe. Per ora ci fa sapere che la scimmia alle prese coi videogiochi “sembra davvero felice”.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro