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Il perfezionismo, la correttezza politica e la libertà che stiamo perdendo

A dicembre una professoressa di storia di liceo bostoniano proclama al mondo di Twitter che, dopo anni di campagne in tal senso, riesce finalmente a togliere ogni cenno sull’Europa dal suo piano di studi. Asfalta tutto: dall’antica Grecia, a Roma, a Carlo Magno, a Leonardo da Vinci fa tabula rasa per insegnare ai suoi ragazzi solo la storia degli altri paesi del mondo. Già, perché se insegni ai ragazzi di impero Romano, Napoleone o Magna Charta, poi i pupi ti cresceranno suprematisti bianchi e colonialisti, non sia mai!

Dopo pochi scambi improntati alla calma e diplomazia della netetiquette digitale, mi rendo conto che la prof in questione è...

... la versione bostoniana dell’insegnante fondamentalista talebana: a qualsiasi argomento, pur basato su ricerche pubblicate, lei risponde con ideologie ed insulti. Pace e bene, la lascio al suo illuminante futuro da buco nero, e finisce lì.

L’altro giorno, in uno dei rarissimi casi in cui un figlio chiede aiuto scolastico al genitore, la liceale vuole sapere da me cos'è il "perfezionismo". Pronti via: definizioni di base di psicologia, esempi pratici, cenni clinici e specialmente da dove viene e come si sviluppa, oltre che la relazione ai tratti culturali appresi. 

La cucciola mi guarda smarrita, intuisco l’elettroencefalogramma piatto dietro agli occhi, e mi sorge un dubbio: "Scusa, ma in che materia state parlando di perfezionismo?"
"Fisica".
"Come fisica, l'altro giorno stavi lavorando sul momento, facevi equazioni e grafici..."
"Oggi la prof di fisica ha spiegato il privilegio dei bianchi nella ricerca scientifica".
"Ah, beh... certo... (tentenno stile gattino su tappezzeria per non mettere in dubbio l’autorevolezza della prof) tutto il discorso del cognitive bias e razzismo che impatta sulla diversità della ricerca, chiaro... mah, non capisco cosa c'entri il perfezionismo".
"Nemmeno io, sennò non te lo chiedevo". 

A quel punto la cucciola mi fa vedere un testo che spiega come il perfezionismo sia segno inconfutabile di razzismo, ed alla pagina successiva spiega che pure l’individualismo è segno certo di supremazia bianca.

Mi cascan le braccia, ed altre parti anatomiche. Decido comunque di spiegare a mia figlia il significato di queste due parole e le dimostro chiaro e tondo che quelle pagine sono false, fake, da ricordare ma trattare con prudenza. E poi vado a correre per sbollire, perché pensare che i ragazzi siano indottrinati con queste falsità fa quasi arrabbiare.

La correttezza politica che da anni inquina la libertà d’espressione ora è cresciuta a cancel culture (cultura della cancellazione) che impone un qualsiasi stigma, vuoi di razzismo, sciovinismo e mille altri –ismi a piacere, su chi la pensa diversamente dal mainstream politically correct. Così facendo si spegne il dialogo e si chiude la libertà di parola: se io sono un santo e tu sei il demonio, ovviamente non stiamo nemmeno a discutere. O come dice la Michelle nazionale, se tu voli basso io volto alto, e non ci incontriamo, non ne parliamo nemmeno.

Anche il gran vecchio radicale americano, Noam Chomsky, è stato criticato da questi cancellatori per aver sottoscritto una lettera aperta (qui) sui rischi di questa strategia dell’evitare il dialogo per una (supposta) supremazia morale, che è poi violenza ipocrita. Lui è bianco, professore emerito al MIT, e se dice queste cose è perché e privilegiato. Non ascoltiamolo.  Questa stessa lettera è stata firmata da tantissime altre persone: scrittori, poeti, professori e tutti sono stati tacciati di privilegio e con questa critica tutti i concetti espressi nella lettera sono cancellati, non meritevoli di risposta, di dialogo.

Capite il pericolo di avere insegnanti liberi di sovvertire il proprio programma al punto da eliminare le nozioni fondamentali della nostra storia ed addirittura cambiare il significato delle parole? All’adolescente cui insegni che perfezionismo ed individualismo sono sintomi di razzismo, come pure al giovane cui non si insegna della nascita della democrazia, dell’evoluzione del pensiero filosofico e della letteratura, si fa un danno enorme. Da subito, e negli anni a seguire, sarà manipolato e portato a comportarsi come vuole il potente di turno.

Ancor di più, confondere ad arte la libertà d’espressione con la responsabilità di quanto si dice per zittire chi la pensa diversamente è più di un errore, è borderline criminale. Beh, occhio ai programmi scolastici, non solo a Boston.

“Ricordiamoci che anche Goebbels era a favore della libertà di parola, se la pensavi come lui. Anche Stalin e qualsiasi altro oppressore. Invece, se crediamo veramente nella libertà di parola, dobbiamo proprio accettare e rispondere a chi la pensa diversamente da noi, altrimenti non aiutiamo la libertà d’espressione”. (Noam Chomsky).

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