LA Caverna


Le domande di senso

I rilevanti e apprezzabili progetti educativi che la ricerca pedagogica ha elaborato nel tempo per favorire una crescita armonica ed equilibrata dei giovani risultano, spesso, inefficaci. Nella complessità e incertezza del nostro mondo “liquido”, la moderna generazione trova insieme una virtuale risorsa di scelte e possibilità ma anche motivi di angoscia e disorientamento. Gli adulti, spesso, non sono più un aiuto ma un...

... problema, perché nell’esaltazione e nella ricerca dell’eterna giovinezza con i suoi valori di seduzione, trasmettono un’illusoria immagine del mondo il cui imperativo è apparire, realizzarsi, avere successo ed essere felici. Con una scelta iperprotettiva i “grandi” nascondono sistematicamente e per quanto possibile ai loro “piccoli”, le difficoltà, le fatiche e le sofferenze della vita, crescendo soggetti fragili senza consapevolezza del limite. E l’illusione di un mondo magico e incantato aumenta e dilaga con il contributo perverso dei media che riproducono in serie e mostrano sugli schermi immagini di giovani disinibiti, appariscenti e intemperanti, celebrati e famosi, tali da confondere ed erodere la stessa natura antropologica.

Non possiamo alimentare di bugie e inganni i nostri figli. Essi vanno educati, fin da bambini, a cogliere con gradualità, certo, però con verità la complessità di un mondo affascinante ma difficile, bello ma aspro, verdeggiante di sogni ma anche arido, con i suoi deserti impietosi. Vanno aiutati a venire fuori dal proprio guscio, ad autotrascendersi, vanno spinti a fare esperienza di realtà e significati oltre il ristretto mondo personale che conoscono. Viktor Frankl sostiene che nell’epoca nostra di “vuoto esistenziale” la necessità di “affinare la coscienza” comporta l’impegno di porsi degli interrogativi seri e lo sforzo di rispondere alle domande di fondo, rimosse dalla cultura dominante: “Chi sono? Perché vivo? Da dove vengo e dove vado? Gli altri e il mondo che ci stanno a fare? Chi regge le sorti umane? Siamo liberi?” Sono domande imbarazzanti e impegnative ma fondamentali, poiché dalle risposte dipendono le scelte di uno stile di vita. La pedagogia e l’educazione non si possono esimere dall’affrontare la questione, fondando la riflessione su un’antropologia integrale, che valuta l’uomo nella sua interezza e verità, senza riduzioni di sorta, operate invece oggi dalla maggior parte dei filosofi e pedagogisti contemporanei. Solo chi si interroga sul senso della vita ha un perché per vivere.

"La vita umana - scrive Frankl - ha sempre, in tutte le circostanze, un significato, che […] comprende anche sofferenze, morte, miseria e malattie mortali". L'uomo non è uno zimbello degli impulsi ma un "essere che decide" (Jaspers) in libertà e responsabilità, secondo una coscienza che interpella e parla con forza alla vita di ciascuno.

Il bisogno fondamentale dell'essere umano, conseguentemente, è il "bisogno di significato". L’'uomo per camminare rettamente deve ricercare, con domande insistenti e complesse risposte, significati e valori. L’ambiguo mondo virtuale del computer e del tablet rende i giovani liberi di crescere ma può creare in loro insicurezze e paure. Catturati dai social, hanno paura della domanda e del confronto, della ricerca e dell’incontro con il reale, che scuote e inquieta ma permette di vivere e di crescere.

Il “domandarsi” li orienta, li preserva dall'esperienza di quella nevrosi che si traduce in vicende distruttive legate alla droga, all’alcool, alla violenza, all’intolleranza di ogni regola, che conducono a una vita disorientata, alla morte spirituale e, a volte, al suicidio. Una coscienza chiara, illuminata e coerente ci consente di camminare e di raggiungere, non senza sofferenza e travaglio ma con sicurezza, uno stato di armonia interiore e di saggezza inestimabile. Ma tale coscienza fiorisce sul terreno delle grandi domande che ci fanno amare e accettare le regole e gli equilibri della realtà quotidiana, mantenendo quel dovuto livello di maturità che favorisce una convivenza tollerante e serena, libera da un insostenibile stato di smarrimento e infelicità.

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In questo numero hanno scritto:

Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro