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La crescita economica da intelligenza artificiale

Girando per un qualsiasi centro commerciale con la maschera sul naso, avrete visto quanto siano calati i prezzi di televisori ed altri prodotti: riduzioni del 30-40% anno su anno sono normali. Allo stesso modo negli ultimi anni sono crollati i prezzi dell’energia eolica (70%), del solare (90%), della mappatura genetica (98%) e di mille altri prodotti e servizi. Allo stesso tempo sono cresciute in modo esponenziale le ricchezze dei CEO con la felpa, come mai?

Alla riduzione dei prezzi contribuiscono sia la crescita degli acquisti via internet (vertiginosa in Cina), sia l’efficienza portata da automazione ed intelligenza artificiale. I Paesi in via di sviluppo che una volta avevano “rubato” posti di lavoro ai paesi più ricchi grazie al minor costo della manodopera, con l’automazione li perdono, e questo li porta a ribassare ulteriormente i prezzi richiesti per i loro prodotti e risorse naturali per sopravvivere.

Le economie che negli anni passati hanno guadagnato molto dalla produzione ed export (tra queste l’Italia), ora devono capire bene come non bruciarsi con l’intelligenza artificiale. Ogni automazione che sostituisca i lavori ripetitivi, e quindi a basso costo, costringe questi paesi a riqualificare il personale e trovare altro da vendere per stare a galla. Anche le nazioni che hanno scommesso sull’export delle loro risorse naturali sono in difficoltà, perché AI porta ad usi molto più efficienti dei materiali, a fare molto di più comprando di meno.

Ma l’aspetto più interessante è che AI è stupida, nel senso che cerca di trovare l’unica strada vincente per qualsiasi problema che affronta, e non può tollerare diverse strade per lo stesso obiettivo. E quando trova la miglior ricetta per la produzione delle fragole in serra, la procedura ottimale per la costruzione di un prodotto, il modo migliore di costruire un automobile, allora la concorrenza rischia di sparire a favore dell’unica super azienda che sopravvive. Un po’ come Amazon con il commercio elettronico e la logistica, è assolutamente ipotizzabile che AI consenta anche ad altre aziende, in altri settori industriali, di asfaltare ogni concorrente.

Capite l’importanza strategica dell’investimento in AI da parte di paesi come la Cina: vogliono creare altre multinazionali, tipo Alibaba, che prendano il controllo assoluto dei loro mercati di riferimento. Il problema non è tanto il monopolio, nel senso che aumentino i prezzi, perché questo terrebbe in vita i concorrenti. Al contrario il problema è che, esattamente come Amazon, sarebbero aziende che controllano completamente gli acquisti di tutti i prodotti e servizi necessari per produrre il loro prodotto, che vendono a prezzi in calo. Vi ri-segnalo questo articolo sulla monopsonia qui.

Il grande successo di Henry Ford e della prima automobile di massa, la Model T, sta nella sua decisione di fare una macchina che i suoi stessi lavoratori potessero comprare senza fare la fame. Oggi sarebbe imprudente sostituire i lavoratori con i robot, perché questi non vanno da nessuna parte in macchina, non vanno al mare al week end e non cenano al ristorante. E’ per questo motivo che distinguo sempre tra l’approccio miope sostitutivo (mettere una macchina al posto di una persona), e quello logico e giusto che è il complementare, dove robot ed AI sono messi assieme al lavoratore per aumentarne la produttività ed il benessere, mai per cacciarlo.

Per chi volesse approfondire l’aspetto economico, raccomando questo: buona lettura.

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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro