Un buon risultato, per un film. Quando lo mostrai, anni dopo, a un gruppo di liceali sudamericani (mi trovavo in Cile) il risultato fu lo stesso: un silenzio pensante. Poi iniziò il dibattito: cosa voleva dirci, Clint Eastwood, con quel finale?
Scopro le carte, Gran Torino (oltre ad essere, per una felice coincidenza, il nome della casa editrice del nostro patron) è il mio film preferito. Ed è anche il film perfetto da vedere questa settimana (Mel Gibson permettendo). Perché spiega la Pasqua, la Pasqua cristiana, come nessun articolo, nessuna predica, nessuna colomba è in grado di fare.
La storia di Walt Kovalski, americano di origine polacche, operaio della Ford in pensione, veterano della Guerra di Corea, arrabbiato con la vita, con il mondo e soprattutto con i vicini asiatici, a un certo punto prende una piega inaspettata e da quel momento niente sarà più lo stesso.
Gran Torino è il racconto di un incontro, di un cambiamento, di un dono. Il racconto di una passione che rigenera. Ecco, ci si sente un po’ così, dopo averlo visto: rigenerati. Un buon risultato, per un film.