IL Digitale


Zucki ed intelligenza simil umana

Nel numero scorso ho introdotto il concetto dell’intelligenza simil-umana (HLAI), come passo concreto per arrivare in futuro all’intelligenza artificiale generale (GAI). Abbiamo visto i vantaggi di questa innovazione tecnologica, ed il rischio di un utilizzo sostitutivo dell’uomo, specie se il tutto è controllato da un CEO con mire spaziali.

L’amato Zucki, che dal 2015 prevede che nel corso di un decennio l’intelligenza artificiale possa soppiantare quella umana, ora è ripartito alla carica nel dirci che il suo Meta data2vec riesce finalmente ad imparare diversi tipi di informazione in modo del tutto indipendente rispetto alla supervisione umana.

In altri termini questo nuovo algoritmo è in grado di imparare da quanto sente, vede e legge, senza che serva preparare mole di dati di test ed insegnamento al ranocchio elettronico. Stiamo parlando di un robot dotato delle tre capacità di comprensione del parlato, di riconoscimento degli oggetti e contesti e di lettura ed interpretazione dei testi, che in autonomia rispetto alla persona sarebbe in grado di imparare cos’ha di fronte. Usando gli Oculus, gli occhiali per la realtà aumentata di Zucki, potremo cucinare una nuova ricetta, o riparare un frigorifero, guidati da istruzioni vocali, testuali e video a prova di scemo, in tempo reale.

In questo momento Meta data2vec non ha la minima capacità creativa, non riesce ad immaginare nulla di diverso da quanto abbia imparato dal mondo esterno, quindi è impensabile che ci avveleni con la ricetta sbagliata o ci faccia folgorare allacciando il cavo sbagliato nel frigorifero. Skynet è ancora lontana, possiamo stare abbastanza tranquilli.

Quello su cui possiamo star sicuri è che un sistema del genere, che ci manda stimoli visivi, vocali ed anche tattili contemporaneamente, abbatte le nostre difese di lettura critica del contesto in cui siamo. Diventiamo facilmente manipolabili. Nessun problema con ricette e manutenzioni di elettrodomestici, ma se usiamo un sistema così immersivo per destreggiarci tra le tante notizie sul Covid, o su altri argomenti con qualche grado di controversia e presenza di opinioni diverse, possiamo tranquillamente esser condotti a cambiare le nostre vedute. Possiamo facilmente esser spinti ad acquisti che, senza un sistema di molteplici stimoli coerenti tra loro, non faremmo.

Come per tutte le cose digitali, anche in questo caso l’atteggiamento migliore è quello della sperimentazione, del gioco, dello studio per capire usi corretti e casi rischiosi, vantaggi e svantaggi. Facciamo sempre attenzione a chi controlla queste nuove tecnologie, e facciamo un volo pindarico per seguire i soldi e per pensar male delle possibili intenzioni. Faremo peccato a pensar male del prossimo, ma la storia di alcuni individui giustifica il sospetto.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro