IL Cameo


Gli attuali lockdown? i futuri blackout energetici? Sempre colpa del virus di Wuhan

Negli anni Ottanta, quando ancora non sapevamo che il Muro sarebbe crollato e che il mondo occidentale, grazie alla strategia del “consumatore al centro della scena”, sarebbe diventato povero e confuso, com’è oggi, ero Presidente di un Consorzio di aziende italiane (private e pubbliche) che vendeva prodotti di alta tecnologia direttamente a Stati esteri. Lo faceva attraverso gare internazionali di grande complessità.

Un lavoro all’apparenza abbastanza banale il mio. Prima dell’apertura della gara bisognava ottenere tutte le autorizzazioni preventive per partecipare, queste venivano fornite da altissimi funzionari ONU e da un paio di nostri ministri. In loco, il mio resident manager aveva già fatto il lavoro di preparazione necessario. Se fossimo entrati nella short list allora partivo io per la trattativa finale

All’arrivo, una cena all’Ambasciata per aggiornare l’Ambasciatore (era sempre una persona squisita, poliglotta con più cognomi), infine dovevo riflettere a lungo su quale numerino (il prezzo in dollari) mettere nella busta. Dubbi terribili mi assalivano fino all’ultimo istante. Noi del Consorzio, dagli azionisti agli operai, conoscevamo le regole del gioco: se vincevamo sarebbe stato un anno molto positivo per tutti, addirittura avremmo dovuto fare “ore straordinarie”, se perdevamo era possibile che molte persone sarebbero andate in cassa integrazione o in prepensionamento.

Questo tipo di esperienza, ripetuta più volte nel corso dei sette anni in cui ho fatto quel curioso mestiere, mi ha permesso di capire il lavoro alto delle ambasciate. Quando ho letto un recentissimo rapporto Reuter, firmato da quattro giornalisti investigativi, che rivelava le mosse del Dipartimento di Stato Usa con le ambasciate europee interessate, soprattutto il ruolo di Amos Hochstein, esperto di sicurezza energetica (uno dei mestieri oggi al top della scala gerarchica) mi sono tornati alla mente quegli episodi lontani.

Diplomazia, depurata dai ridicoli pennacchi e dal fumo di cipria che l’avvolge, significa essere in grado di fare analisi corrette, le domande giuste, dare risposte gentili ma secche, incartarle come caramelle preziose, con un linguaggio raffinato che copra la brutalità intrinseca del contenuto.

Questa la domanda secca che immagino Hochstein abbia fatto a Ursula von der Leyen e ai CEO delle macro aziende energetiche europee: “Se Vladimir Putin dovesse bloccare del tutto le forniture di gas russo (oggi copre oltre un terzo del fabbisogno totale dell’Europa dei 27), avete un piano di emergenza per sostituirlo?” La risposta, depurata dal linguaggio diplomatico, non poteva che essere “No”.

Siamo governati da 27 leader, da una Commissione, da un Parlamento, che da vent’anni blaterano di clima, illudendo intere generazioni di giovani (in primis la povera Greta Thunberg) che cambieranno il mondo rendendolo, entro il 2050, CO2 free. Si sono dimenticati di tutti quei popoli che campano vendendo gas (Russia e altri) o petrolio (il miliardo di musulmani). Questi popoli saranno costretti a una strategia obbligata: pianificare una progressiva riduzione delle forniture, aumentando nel frattempo, come ovvio, i prezzi, per far fallire un’operazione che li renderebbe poveri. E armarsi. L’acquisto di armi e minacciare silenziosamente di usarle, di norma è una via di fuga se sei disperato. Vedremo cosa succederà.

Anche gli altri due attori importanti, Cina e India, hanno una strategia obbligata: consumare i loro combustibili fossili fino a quando non avranno raggiunto il livello di ricchezza dell’Occidente, i popoli non permetteranno loro nessuna furbata. Risultato? La nostra strategia del Bla Bla Bla ecologico, in termini di execution, pare quantomeno azzoppata, e siamo solo all’inizio della transizione.

Così dopo i lockdown, causa gestione inetta del virus, ci saranno i blackout energetici, causa gestione inetta della transizione ambientale? Il nostro attuale modello politico, economico, culturale, il CEO capitalism, funziona così, crea sicure povertà e imbarazzanti diseguaglianze. La politica e la stampa a lei devota considera colpevole di entrambi i fenomeni il Virus di Wuhan e le sue varianti. Imbarazzante.

In A theory of Justice , John Rawls (1971, 561 pagine, Harvard University Press) considerava giusta una società che rispettasse due soli principi: quello di uguaglianza e quello di differenza. A prescindere dall’utilizzo che ne fa, sono due principi importanti.

Prosit!

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