IL Digitale


Surge Pricing e come aggirarlo

Con Surge Pricing si intende una della applicazioni digitali, che consente di aumentare il prezzo di prodotti o servizi molto rapidamente in base alla domanda.

Entrato di soppiatto nella ricezione alberghiera e nei viaggi aerei, questo strumento s’e’ poi espanso al trasporto pubblico e alla grande distribuzione, ma il caso piu’ conosciuto e’ quello di Uber.

Normalmente i prezzi normali sono in linea con i taxi, ma con il surge pricing questi crescono del doppio e del triplo e spesso i clienti se ne accorgono troppo tardi. La condizione che fa scattare questi prezzi e’ ovviamente la scarsa disponibilita’ di rider uber nella zona attorno a chi richiede il servizio. 

Questo strumento subdolo di gestione dei prezzi ha portato allo sviluppo di altre app che consentono ai consumatori di difendersi, trovando i prezzi minimi per alberghi, voli e trasporti pubblici in un girotondo di sempre piu’ soluzioni ed accorgimenti digitali per fregare e non farsi fregare. A titolo di esempio, alla ricerca di voli cancellate i cookie o usate un browser anonimo, altrimenti le compagnie aree possono aumentare il prezzo vedendo le tratte che cercate. Lo stesso vale per la grande distribuzione, come Amazon che da anni ottimizza le vendite registrando le caratteristiche del cliente.

In questo gioco tra aziende e consumatori e’ interessate il ruolo dei rider di Uber e Lyft, che sono tra incudine e martello perche’ non considerati dipendenti dalle prime e non premiati dalle mance dei secondi. Anche loro hanno trovato il modo di fregare il sistema, sia con app parallele per condividere le condizioni di lavoro, sia con accorgimenti banali come spegnere momentaneamente il ricevitore per far scattare il surge pricing. Vi puo’ capitare di notare la cosa se cercate un rider all’aeroporto: spesso pare che non ci sia disponibilita’, accettate un prezzo notevole e dopo pochi secondi appaiono molte altre auto che prima non erano sul radar. Intanto i tassisti in fila sperano che andiate da loro.

Non e’ obiettivo di questa rubrica inseguire l’evoluzione delle singole app ed accorgimenti per risparmiare su questa o quella transazione, ma un commento generale che si puo’ fare e’ che piu’ consentiamo alle aziende di imparare le nostre abitudini ed interessi, piu’ rischiamo di pagare troppo. 
E’ perfettamente lecito avere profili diversi su internet, avatar di noi stessi che esprimono idee, passioni, necessita’ ed anche geografie completamente diverse da quello che in effetti siamo. In un mondo digitale focalizzato sulla conoscenza dei nostri dati e dove nascondersi e’ impossibile, meglio confondere le acque.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione