LA Caverna


Politica

Mi è difficile capire se c’è ancora spazio per una buona politica intesa come ricerca e sforzo di realizzare il bene comune.

L’incomprensione è un fenomeno generalizzato poiché il linguaggio si è fatto complesso e ambiguo. Il pensiero politico è debole e frammentato.

Una politica senza speranza e senza una solida visione per la costruzione di un mondo migliore diventa gestione del quotidiano, prassi del momento, gioco d’interessi poco puliti. Svuotata di pensiero e priva di utopia la politica è facile preda di scaltri briganti che tentano di imporre, con ogni mezzo, una loro idea di mondo, spegnendo ogni capacità critica e tensione civile.

Il liberalismo tecnocratico, fiorito sul fertile terreno di un generale disinteresse per la cosa pubblica, ha, di fatto, limitato il campo d’azione degli organismi di rappresentanza, ridefinito su misura l’assetto del mondo, minando democrazia, welfare e solidarietà sociale.

Le inquietudini profonde che serpeggiano nel cuore di un popolo sempre più stanco di slogan e promesse ci inducono a credere che, in politica, siamo giunti sul crinale della montagna. Ma, delusioni e aspirazioni possono rendere possibile un ravvedimento culturale, come una guerra, logorante e spietata, apre gli occhi dei sopravvissuti e dona loro la forza per vincere gli egoismi e gli interessi di parte.

Va ritrovato un dizionario comune dove le parole chiave non siano l’utilitarismo e l’imbroglio ma la trasparenza e la giustizia. «Se non è rispettata la giustizia che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?» (Agostino) La ricerca del benessere corre su strade pulite da ogni falsità e inganno. Ci sono segnali positivi di una comunità appassionata, che cresce, si interroga e ha voglia di confrontarsi sul futuro. Non convince più una visione del mondo dove l’unica moneta pagante è il mercato e dove il popolo si sente escluso da chi esercita il potere.

Anche se «il populismo» dice Diamanti «è una critica della democrazia rappresentativa, del rapporto tra popolo e governo», tuttavia può diventare motivo per pensare a progetti nuovi, per riscrivere regole più adeguate, per dare un volto alla realtà piena d’ombre della globalizzazione.

Il mondo globalizzato è un Giano bifronte che ha pure il viso di valori che scavalcano qualsiasi schema politico: come l’onestà, la trasparenza, la legalità, l’amore per la propria terra, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione delle culture, il rispetto della vita umana. Nell’oscurità sembra aprirsi una strada che promettte grandi trasformazioni.

«Giovani, siate pellegrini sulla strada dei vostri luminosi sogni». (Papa Francesco)

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione