Costantemente. Questo e molto altro racconta il Maestro di Rimini, quale anteprima del prossimo genetliaco centenario che lo ricorderà nel gennaio del 2020.
Una mostra molto curiosa quella allestita presso il Museo agli Eremitani di Padova (due passi più in là della Cappella degli Scrovegni, scrigno e custode degli affreschi devoti di Giotto). Un apparente ossimoro, per certi versi, considerata la poetica di Fellini spesso ai limiti della fantasia (anche) erotica, se non oltre.
Ma è proprio questo, probabilmente, il progetto di base dell’evento curato da Vincenzo Mollica (suo amico e custode a futura memoria) con Alessandro Nicosia, altro personaggio che lo conosceva meglio delle sue tasche.
Non è tanto una mostra per cinefili, anche se dalle locandine della sua antologica vi occhieggeranno memorie di gioventù, ma una sorta di viaggio in un Fellini privato che non tutti hanno potuto annusare, al tempo. Una per tutti Maite Bulgari “conoscevo i suoi film, ma quando ho scoperto i suoi disegni si è aperta per me una dimensione diversa del suo universo creativo”. Una storia partita da lontano, quando il giovane Fellini iniziò a collaborare, con le sue vignette, con testate quali “La Domenica del Corriere” o il “Marc’Aurelio” periodico satirico che, al tempo, dettava l’opinione, scanzonata. Era un “domatore di sogni”, come lo ha ben tratteggiato la nipote Federica Fabbri e, intrattenendosi lungo la storia raccontata in mostra si capisce come il Fellini regista altro non sia che una sorta di mutazione artistica del Fellini sognatore, armato di tavolozza e colori. Ecco spiegarsi allora molte giravolte apparentemente incomprensibili che lo hanno accompagnato in pellicole che, sempre, destavano uno scindersi del pubblico tra fedelissimi e dubbiosi, come forse è giusto che sia per chi cerca di condividere con il mondo il lievitare interiore di sogni e paure, di ansie e speranze. Sui titoli di coda va ricordato che nessuno come lui si è visto aggiudicare cinque Oscar hollywoodiani, posti in bacheca assieme a Leoni veneziani e Palme d’oro transalpine. Anche perché, all’estero, è un mito studiato e ammirato al pari di figure quali Dante, Leonardo e Michelangelo, tutti tipi tosti, ognuno per la sua epoca.
FEDERICO FELLINI 1920 – 2020. Padova. Musei Civici agli Eremitani, 14 aprile – 1 settembre 2019. Chiuso il lunedì e 1 maggio. Ingresso 10 Euro (8 con riduzione)