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Rocky 4 alla Casa Bianca – ai punti

Il combattimento drammatico e drammaticamente inutile che vi ho preannunciato domenica è ancora in corso: i due vecchi pugili sono affaticati, guardano con trepidazione al verdetto dei giudici. Chi andrà alla Casa Bianca? E’ mancato il colpo del K.O., tutti i pronostici a favore dello sfidante valevano l’aria rarefatta del Nanga Parbat, le scene più divertenti son state quelle degli esperti soloni che...

...in primo piano abbozzavano una scusa dietro l’altra.

In questa notte del 4 novembre tutto fa pensare che sarà Biden ad organizzarsi per rimettere assieme un paese diviso, dove i giovani si son rotti di promesse sempre vane, i neri ed i latini non seguono il politically correct, il dollaro vale più di un virus. Che farà Trump se dovesse perdere? Molti tra i suoi gli chiedono di intraprendere una causa dietro l’altra, di foraggiare schiere di avvocati d’assalto per i prossimi 4 anni.  Gli animi sono molto caldi, e purtroppo sono troppe le pistole a disposizione.
Ieri sera in centro a Boston almeno l’80% dei negozi, vetrine ed edifici era protetto contro probabili sassaiole, gli ospedali della città sono pronti per i “large mass casualty” (un gran numero di feriti), i sindaci sono evidentemente nervosi ed i poliziotti già messi a guardia degli edifici son tristi. Come siamo arrivati qui?

Biden è entrato in gara solo per eliminare Trump: lo considera un criminale e minaccia di portarlo in prigione appena possibile. Nelle ultime settimane i media hanno parlato solo dei milioni di casi di Covid e dei 230.000 morti, attribuendone il fallimento al presidente. Il fatto che l’economia abbia rimbalzato del 34% nel terzo quarto dell’anno non ha avuto molto risalto. Il fatto che la borsa continui a crescere ed il divario tra ricchi e poveri sia ripreso ad allargare e’ stato passato in cavalleria.

Ma Trump è alla Casa Bianca proprio a causa di Biden e dei suoi soci, più vicini alle élites finanziarie che alle esigenze della gente comune, più inclini alle tematiche politically correct che effettivamente ridurre il razzismo ancora presente nella società. Per molti temi Trump è più vicino alle posizioni di un Sanders o Warren (li chiamano socialist) che da sempre guardano ai danni della globalizzazione, agli stipendi che non si muovono dal 1972, alla sanità che ti cura mandandoti sul lastrico, alla gig economy che essenzialmente schiavizza giovani ed altri lavoratori meno fortunati, alla dose di insulina che costa come vino pregiato.

Il Covid ha messo sul lastrico chi non poteva lavorar da casa, ovvero il 48% della popolazione americana: autisti, operai, l’elenco è lungo di persone che si son trovate a dover timbrare il cartellino nonostante l’infezione, oppure son state lasciate a casa. Quando guardiamo le donazioni alle campagne elettorali, è proprio questa la linea di demarcazione: chi poteva stare a casa ha supportato Biden, i travet Trump.

Biden si deve riprendere da questa battaglia e prepararsi ad una Mission Impossible: assicurare il pasto sulla tavola a quasi metà della popolazione per evitare che l’acceso dibattito politico passi alle maniere forti. 

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro