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Country e Vermont

Dopo la gita al sole caldo della Florida, oggi vi porto al nord, a conoscere country e Vermont: la speranza e’ che un giorno possiate visitare di persona, altrimenti leggete ed immaginatevelo.

Partiamo da Boston, dove al palazzetto dello sport cittadino moglie ed io siamo stati ad un concerto country spettacolare: 17.200 partecipanti a cantare, ballare, urlare per quattro ore e 40 brani, senza pause. Forse conoscete Blake Shelton, insieme a lui c’erano altri quattro miti di questo genere veramente americano. 

I testi delle canzoni country sono facili, perche’ mischiano sempre poche coppie di concetti: t-shirt e jeans attillati, whiskey e birra fredda, auto e cavalli, Dio e patria. Otto parole: datele in pasto a ChatGPT ed anche voi sarete autori di musica country in pochi secondi.

Gli spettatori sono nella fascia 30-60 anni, ed esprimono un’energia notevole: le cinque quarantenni davanti a noi hanno ballato e cantato dall’inizio alla fine meglio di qualsiasi animatore ventenne di villaggio turistico, ed il loro entusiasmo era contagioso. Gli artisti ogni tanto spiegano cosa li ha spinti a scrivere questo o quel testo, ed il concetto e’ sempre lo stesso: libertà di fare e viaggiare, la voglia di costruire qualcosa per se ed il partner con t-shirt e jeans attillati, protetti dal buon Dio. Per i momenti difficili ci sono whiskey e birra fredda, e se finisce col partner, vi resta il cavallo.

All’uscita del concerto incontriamo una coppia di amici del Maine, il ritratto dell’America rurale: nonostante siano professionisti “da ufficio”, si sono costruiti la casa, da soli. A me e moglie non passerebbe neanche per l’anticamera del cervello di abbattere alberi, fare le assi di legno, scavare fondamenta e tirar su una casa da 500 metri quadri in quasi due anni di lavoro, sacrificando ogni fine settimana. Per Marc e Jennifer invece nessun problema, l’han fatta in cima ad una collina con vista stupenda: bandierone americano che sventola, ed animali nella stalla. Per loro l’aumento dei prezzi delle uova non e’ un problema.

Lasciamo una delle capitali mondiali dell’innovazione tecnologica, che comunque respira bene lo spirito country, e guidiamo tre ore tra foreste collinari e laghi in direzione nord-ovest. Passiamo dalla autostrada 95 a quattro corsie, alla 93 a tre, infine alla 89 a solo due. Lungo la strada alcuni animali investiti, tra cui una bella volpe ed un cervo. Di fianco a questo un’aquila sta litigando con tre corvi per capire chi si riempirà la pancia: anche qui ci sono conflitti su risorse scarse, nonostante il cervo mi sembri abbondante per tutti e quattro i volatili.

Finalmente siamo a Burlington, nel Vermont, località turistica adesso per gli sciatori, e d’estate per il lago e le spiagge. La nostra passeggiata a conoscere la città è breve: vento teso e -15C sono sufficienti a farsi del male se non ti copri bene. Camminando in centro e’ immediato riconoscere gli sciatori provenienti dal sud rispetto agli autoctoni: i primi sono bardati come alpinisti da Everest, i secondi in camicia di flanella e cappellino di lana.

Anche qui, come sulla spiaggia di Hollywood della settimana scorsa, origlio per capire cosa occupa la mente dei locali. Registro commenti frequenti su Bernie Sanders, senatore del Vermont e personaggio molto amato per il suo spirito ribelle. Alcuni Dem di lunga data dicono che avrebbe dovuto abbandonare il partito anni fa, quando il DNC lo truffò a vantaggio della Clinton. Pensano che avrebbe potuto anticipare le mosse di FRK Jnr, e fare anche meglio di lui. Un vichingo a spasso in bermuda e crocs, probabilmente dotato di antigelo al posto del sangue, riporta tutti alla realtà: a Washington bisogna abbassare i prezzi delle materie prime, uova, farina, benzina e petrolio, al resto ci pensiamo noi, lavorando. Azzardo una battuta sul concerto country della sera prima, e scopro di aver di fronte un esperto del genere, che mi tiene al gelo ancora dieci minuti raccontandomi di cantanti mai sentiti: la prossima volta sto zitto.

Vi raccomando veramente una visita in Vermont, ad un tiro di schioppo da Montreal che pure merita un paio di giorni da turisti, ma meglio in estate. Adesso torno a Boston da pinguino.

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Zafferano

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