Notizie dagli USA


Calma e gesso

Tre settimane fa vi raccontavo come la gara tra Trump ed Harris fosse diventata calda, con animi agitati e tanti VIP in campo per l’uno o per l’altro candidato. Fino all’ultimo l’ex-Presidente ha continuato a ripeterci quant’è bravo, ma ha dato molto spazio alla squadra che ha ben figurato, mentre la Vicepresidente ha proseguito con l’elettroencefalogramma piatto, e la sua squadra ha fatto cilecca. Sappiamo com’è finita: Trump ha vinto alla grande, Harris e Biden hanno promesso una transizione senza drammi, per il bene del Paese. Infatti, mai come oggi serve calma e gesso.

Come cervi a primavera, si svegliano giornalai che fino al giorno prima assicuravano della vittoria sul filo di lana della candidata woke, a giorni alterni nera o indiana, pro-Israele o pro-Palestina a seconda di chi incontra. Ci dicono che Biden ha lasciato troppo tardi, che gli americani sono maschilisti (dal verbo secondo Obama), che Harris in fondo non ha spessore, e chi ne ha più ne metta per dimostrare l’inutilità dei media.

Nessuno parla del ruolo nefasto della cricca che gestisce il Partito democratico: aveva già truffato Sanders ai tempi di Clinton, ha cacciato i Gabbard e Kennedy che sono andati con Trump, e non ha la minima intenzione di aiutare il popolo coi problemi quotidiani, tipo far la spesa. Il DNC ha imposto la linea comunicativa: difendere i diritti di immigrati illegali e LGBTQ+, la minoranza rumorosa che compone il 9% della popolazione, e ripetere a spron battuto che l’economia è un successone.

Trump ha risposto iniziando ogni singolo convegno con la domanda: “state meglio oggi o prima?”, conoscendo bene la risposta. L’inflazione ha picchiato come un fabbro il ceto povero ed eliminato quello medio, mentre l’1% della popolazione è diventato straordinariamente più ricco. In una democrazia che funziona, per fortuna il 99% conta più del 1%, ed anche più del 10%, se sommi la minoranza rumorosa. Possiamo pensare al DNC come alla ZTL della politica americana: pochi ricchi, amici di ricchi, che vogliono conservare il loro status, e quale modo migliore di rivestirsi di ipocrita difesa dei diritti di quattro gatti?

Per esempio, a Dearborn, Michigan, abbiamo la più grande comunità araba del paese e vediamo 45% Trump, 33% Stein, 15% Harris, che ha continuato a dar prova della sua ipocrisia fino alle votazioni, schifata sia dai mussulmani sia dagli ebrei. Trump ha anche aumentato i suoi voti presso le altre etnie, a riprova che gli americani preferiscono un candidato che vuole aiutare i lavoratori, non le minoranze.

Ora occorre veramente calmare gli animi e raffreddare i toni: Trump è sempre a rischio di altri attentati ed anche di essere messo in prigione da qualche giudice molto zelante, nonostante il Dipartimento di Giustizia abbia chiarito che i processi a suo carico verranno chiusi. Kennedy promette faville alla sanità, Musk al taglio della spesa pubblica; cerchiamo di fare un passo alla volta senza schiantarci.

Non credo che questa elezione possa essere di insegnamento per l’Europa, perché la sindrome woke dell’elettroencefalogramma piatto pare ben radicata, ma sarebbe il caso che i 27 si svegliassero dal torpore di sovvenzioni, sanzioni e guerre che li hanno solo danneggiati, e prendessero seriamente in conto l’ipotesi di cessare il fuoco e ricostruire i rapporti di oltre-cortina. Specialmente la Germania potrebbe riprendere il concetto di realpolitik ed uscire dallo stato comatoso attuale.

Cosa dire? Calma e gesso, e chiudere le guerre.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.