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La correlazione tra sanzioni ed idiozia

A sentire politici e media mainstream, abbiamo l’impressione che le sanzioni alla Russia per la sua invasione dell’Ucraina abbiano funzionato, funzionino o funzioneranno. Manco per sogno: i supermercati russi son riforniti, le riserve auree di Mosca aumentano, Putin è diventato il benzinaio del mondo, per la felicità di paesi assetati come Cina, India e tanti altri.

In tutto sono 100 paesi, che rappresentano il 40% del PIL mondiale e l’88% della popolazione, e non partecipano alle sanzioni (fonte The Economist, non Pravda, nel caso aveste il dubbio).

Dalla Cina in avanti, vanno dal benzinaio che sconta del 30% rispetto ai prezzi che paghiamo noialtri, felici di barattare il condizionatore per la democrazia, fare la doccia in trenta secondi e tirare lo sciacquone solo in presenza marrone. Quindi, non solo i cinesi e compagnia usano il condizionatore, la doccia ed il bagno come vogliono, ma alimentano le proprie industrie ad un costo estremamente più efficiente del nostro. Mentre gli idioti pensano di bastonare il benzinaio del mondo, l’88% della popolazione mondiale ha vita facile nell’inseguirci e magari superarci sull’economia. Chiamali scemi.

Nota di colore. Se in tribunale una delle due controparti deve dimostrare l’esistenza di correlazione tra due fattori, perde sempre. Ma siamo su Zafferano, e spero di provare che il legame tra sanzioni ed idiozia è forte.

In primis, tra PowerPoint ed execution c’è un mare di differenza. Sbraitare da un pulpito che siamo tutti democratici, ripudiamo l’invasore e crediamo nel diritto alla integrità territoriale è tanto facile quanto scontato, lo fanno pure i cinesi. Da li a convincere, e poi controllare un qualsiasi paese affinché si sacrifichi per il bene ucraino, ce ne passa, chiedere ad israeliani e turchi per conferme. L’execution da sola abbatte la probabilità di successo delle sanzioni: convincere o costringere un gruppo di stati a sacrificarsi per un comportamento proto-sociale non funziona, specie a livello geopolitico.

In secondo luogo, le sanzioni hanno un effetto nefasto: costringono il sanzionato ad ingegnarsi per sopperire alle mancanze. Inventare una brutta copia della Coca-Cola non è sicuramente un problema, perché è improbabile che il surrogato russo conquisti ampie fasce di mercato e metta la famosa azienda in pericolo. Diverso è per la tecnologia ed i prodotti complessi. Oggi internet si regge su standard accettati da tutti, ma se Russia o Cina dovessero decidere di passare ad altro per sfuggire le sanzioni, tutto il commercio elettronico, le ricerche internet, i video TikTok andrebbero a ramengo. Stiamo parlando di ventunomila miliardi di dollari, crollo dell’economia mondiale.

Infine, è la figura stessa dell’idiota che merita un minimo di riflessione. Mentre il saggio impara anche dagli errori altrui, e l’intelligente da quelli propri, l’idiota persevera nello sbaglio. Prendiamo ad esempio Biden, che blocca l’esportazione di tecnologia specializzata per la produzione dei chip sofisticati alla Cina. Dal pulpito lui sbraita che occorre proteggersi dai cattivissimi comunisti cinesi, ma dieci minuti dopo Nvidia modifica i propri chip per continuare a venderli, mentre qualche mese dopo le aziende cinesi sono diventate autonome. Dubitare della capacità innovativa di un qualsiasi paese che si trovi in stato di necessità, è come credere nelle trappole per topi: idiozia in purezza.

In conclusione, prima si tolgono le sanzioni e prima si torna in un regime di concorrenza, non più handicappata dal costo falsato dell’energia. Allo stesso modo per i chip: il libero mercato è sempre meglio delle alternative.


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

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Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite