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Biden tira la corda

Come scritto due mesi fa, Biden vince oltre le aspettative: sul campo di battaglia, in economia, nel teatro geopolitico internazionale, ed in politica domestica. Un cappotto in cui manco i suoi fidi sodali, da Nuland a Sullivan, speravano. 

Il Presidente continua a tirare la corda del conflitto armato, allargandolo anche alla Cina e facendo la voce grossa con alleati, ignavi e nemici. Che la stia tirando troppo, e che forse rischi di spezzarsi?

Con l’aggiunta di 311.000 posti di lavoro e l’approvazione dell’ennesimo budget record per la difesa, gli aiuti per l’Ucraina partono a velocità incontrollata e le notizie negative son messe tacere. Sui media vedete le fila di persone in ospedale in Ohio? I tanti che ancora stan male per il treno deragliato ad inizio febbraio? Oppure vedete le centinaia di migliaia di migranti sofferenti al confine col Messico? Nulla di tutto ciò, i mass media fanno il possibile per tenerci tranquilli. È vero che il settore digitale ha perso 800.000 posti di lavoro, è vero che la banca della Silicon Valley è fallita mettendo in dubbio gli stipendi di 82.000 aziende californiane, ma se gli altri settori assumono ancora più personale, se l’industria militare sforna missili come il pane, e l’inflazione non è ancora sotto controllo, passa tutto in cavalleria.

Forse la tirata di corda sulla Cina è stata eccessiva. L’ambasciatore australiano ha protestato all’idea di mettere testati nucleari a casa loro, il Ministro degli Esteri cinese ha detto senza mezzi termini che i comportamenti aggressivi saranno rispediti al mittente, ed il giorno dopo Arabia Saudita ed Iran han ripreso le relazioni diplomatiche e commerciali mettendo in dubbio il lavoro diplomatico americano.

Biden gioca sull’unità di intenti, tra democratici e repubblicani, di continuare ad aiutare l’Ucraina e limitare l’influenza cinese. Ma nelle ultime settimane nuovi paesi hanno abbandonato il dollaro per gli acquisti energetici, ed in America quei $113 miliardi mandati a fratelli ucraini, cominciano a pesare. Sull’onda del successo degli ultimi mesi, il vecchio Presidente si ricandida anche per il prossimo mandato, contento che dall’altra parte pure Trump voglia mettersi in gioco.

Che bello avere due ultraottantenni, assolutamente invischiati con le lobby della difesa e della finanza americana, come candidati a Presidente del Paese. Mentre rischiamo il fungo atomico, grazie ad un Putin ancora ben saldo in sella ed intenzionato ad asfaltare l'Ucraina, la speranza di tirare il freno è minima. John Sopko, l'Ispettore Generale incaricato di verificare che i fondi vengano spesi nell’interesse del paese, ha dichiarato alla stampa che i versamenti all’Ucraina sono sicuramente oggetto di corruzione e frode, mancando i controlli di base su chi li riceve e come li impegna.

Avete visto qualche giornalista provare ad approfondire, a far le pulci ai nostri aiuti finanziari e militari? Manco per sogno. Peggio che mai, per riparare al danno fatto dal premio Pulitzer Seymour Hersh, che ha raccontato una versione logica e credibile dell’attentato al North Stream, i giornali fedeli al Presidente si sono inventati una storia incredibile su un gruppo di simpatizzanti ucraini che con canotto e documenti falsi sarebbe riuscito a far esplodere le condutture. Eccoci qui, sul filo di rasoio dell’escalation militare e del crollo della Borsa americana, con Biden che ci dice: andrà tutto bene.


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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite