Notizie dagli USA


American non è Afgan

Nelle ultime settimane si son sprecati i commenti sulla ritirata americana dall’Afganistan. Invece che far partire prima cittadini, mezzi e personale diplomatico, poi chiudere l’ambasciata portandosi via tutto con un marine che chiude la porta e ripiega la bandiera, e solo infine annunciare al mondo che gli USA son fuori dal paese, Joe Biden ha fatto esattamente il contrario. Prima l’annuncia al mondo, poi fa partire i marines lasciando mezzi ed armi per $85 miliardi ai Talebani, poi... 

... cambia idea e rimanda seimila marine, insomma il vecchio zio d’America ha dato prova che cambiando l’ordine degli ingredienti la ricetta viene schifo. Fino a poco tempo fa prevedevo che lasciasse il comando alla Harris a gennaio prossimo, chissà se arriva a Capodanno con questa Caporetto.

Peggio di lui fanno solo i media mainstream, che paiono aver dimenticato le dichiarazioni presidenziali a partire da Regan fino ad oggi, le interviste a personaggi come Vali Nasr or Richard Holbrooke ed ovviamente le rilevazioni di Wikileaks, mai smentite. È l’Arabia Saudita che dagli anni ’80 crea madrasse e sovvenziona la crescita dei Talebani, lo stesso paese da cui provengono gli attentatori delle torri gemelle. Perché Bush intima ai Talebani di consegnare Osama Bin Laden e non minaccia invece i suoi fidi alleati arabi? Come han fatto in tutti questi anni i Talebani a comprare armi e munizioni dall’esercito afgano, invece che conquistarli in battaglia?

Se l’esecuzione della ritirata è stata tragica, occorre riconoscere che Biden fu l’unico a voler uscire da quelle montagne già durante la presidenza Obama: ci provò più volte e fu sempre zittito dal capo, dalla Clinton e dai tanti che avevano forti interessi economici a lanciar missili. Follow the money. Passano gli anni e Trump prima, e Biden oggi, fanno quello che effettivamente vuole il popolo americano, in questo istante il 67% della popolazione: togliersi da un posto che è costato mille miliardi di dollari, 2.500 ragazzi morti e 20.000 feriti. Dolore costoso per i contribuenti e drammatico per le decine di migliaia di famiglie che hanno perso o visto rovinato un ragazzo.

A cosa sono valsi questi sacrifici? Mentre gli europei si lamentano spaventati di chissà quanti profughi potrebbero arrivare, in paesi come lo Yemen, la Somalia e la Siria si celebra il netto successo dei Talebani. Altri paesi sono più morigerati nei festeggiamenti, ma son tanti ad essere contenti di questa ritirata vergognosa. I jihadisti del mondo hanno la prova che con adeguata pazienza, tattiche terroristiche ed un briciolo di corruzione si conquistano stati, e l’Africa diventa terreno di conquista. Gli americani hanno capito che esportare democrazia è improponibile, che è meglio concentrarsi sul buy American, make American, perché sacrificare soldi e figli per non aver nulla in cambio è uno sbaglio.

Cina, Pakistan ed India sono molto attivi nello stabilire relazioni stabili con i Talebani (approfondimento qui), ed il capo della CIA è corso ad accordarsi coi Talebani a Kabul per fare in modo che la ritirata americana non avvantaggi i temuti avversari. Ora vedremo cosa succederà in quei paesi dove i marines sono in forze da moltissimi anni, anche in paesi alleati: torneranno a casa anche loro?

Gli americani, specialmente quelli lontani dalle coste, vogliono che economia e servizi riprendano a funzionare per loro, a casa loro. Adesso per Biden iniziano settimane difficili: la ritirata dall’Afganistan è ben voluta dalla maggioranza del paese, ma perdere altri tredici ragazzi per aver sbagliato l’ordine delle operazioni non è ammissibile. La Casa Bianca prova a difendersi dicendo che ha portato in America 100.000 afgani, ma gli americani non capiscono come ci potessero essere così tanti traduttori con famiglia, mentre le tredici bare si leggono benissimo: “sacrificio inutile”.


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