Vita d'artista


La stringente attualità

Ho letto di recente su un magazine di settore un articolo dal titolo: “Che fine hanno fatto gli artisti?”. Mi ha lasciato a dir poco basita. Il giornalista lamentava il fatto che - a dispetto di musei e gallerie che si sono dimostrati flessibili al caos pandemico, reagendo ad esso in modo creativo con tutta una serie di nuove interazioni via web e inventando contenuti per sopperire alla mancata presenza fisica - gli artisti non abbiano fatto altrettanto.

Questi ultimi, a suo parere, hanno “certificato la loro marginalità intellettuale”,  incapaci di... 

...prendere la parola e auto-condannandosi così alla pochezza politica, civica e culturale, e tutto questo perché non hanno lavorato sui temi più stringenti dell’attualità.

Interessante. Chissà chi aveva in mente di preciso, visto che aldilà della narrazione popolare sugli “artisti assenti” molti invece sono stati più che presenti, io per prima dalle pagine di Zafferano, con le parole e anche con un'opera. Certo, alcuni artisti, più che altro ingranaggi del sistema, non hanno voluto rischiare, anche per non mettere a repentaglio le loro quotazioni con operazioni azzardate, altri ancora hanno trattato l'attualità con opere troppo semplicistiche, altri, molti, si sono astenuti.

Ripenso alla riflessione di Gehrard Richter, “L’arte ha una funzione morale, può trasformare, formare, investigare, deliziare, mostrare, provocare o quant’altro. Ma questo non significa che sia giusto aspettarsi dall’arte una funzione sociale, come rivelare ingiustizie, o smascherare intrighi”. E’ incredibile che una persona molto addentro all’arte chieda agli artisti di realizzare opere dettate dalla contingenza paragonandoli a istituzioni o aziende, a mass media o a reporter.

Musei, fiere d’arte e gallerie hanno dovuto cambiare la comunicazione soprattutto per una questione economica, per dimostrare di esserci, giustamente. Ma da che mondo è mondo la sfida più grande per l’artista è che la propria opera sia capace di andare aldilà del proprio contesto storico e sociale, per ergersi oltre il tempo. E così che il tempo diventa allora un elemento dominante e fondante per l’opera, dal momento della sua gestazione al suo perdurare oltre la morte stessa dell’artista. Scopriamo che artisti che noi consideriamo fondamentali alla storia dell’arte erano poco conosciuti o poco amati durante la loro esistenza, e che altri colmati di onori si sono perduti nel nulla, al vaglio del tempo. Se ci voltiamo indietro, e guardiamo ai secoli in cui altre epidemie hanno devastato l’Europa, poche sono le opere rimarchevoli a riguardo, mentre il volto della Gioconda che non dice nulla e che non spiega nulla, ci affascina ancora oggi col suo misterioso sorriso.

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro