Pensieri e pensatori in libertà


Qualche considerazione sul post-modernismo

È ormai passata da più di 20 anni l’epoca del postmodernismo, con la sua idea di base che il progetto moderno della ragione signora del cosmo - dopo quello del realismo antico e medievale - avesse fallito. 

Il nichilismo debole, esito di questa storia, che vede in momenti estetici particolari la bellezza e la salvezza in un mondo spaesato sembra un retaggio lontano in un mondo pervaso da neo-venerazione per la tecnologia, moralismo etico-sociale – soprattutto sul linguaggio – e narcisismo individualista. Eppure, il libro sul non-incontro tra Kundera e Fellini di Stefano Godano (Rizzoli 2022) dà ancora da pensare qualcosa su questa moda intellettuale di fine secolo scorso.

Kundera e Fellini – almeno il Fellini dell’ultima parte della vita, da E la nave va in avanti – sono in effetti due esempi illustri e riusciti di questo postmodernismo. Entrambi si impegnano nello sforzo di spaccare le forme note della narrazione, i temi precostituiti, i personaggi e i finali compiuti cercando di far emergere l’essere umano così come si trova a essere alla fine del secolo cane-lupo – come lo chiamava Mandel’štam: spaesato, confuso, sognante e dissonante tra considerazioni filosofiche sporadiche, analisi e psicanalisi di sentimenti contraddittori, pulsioni erotiche disordinate, illusioni e speranze irragionevoli, pezzi grotteschi di tradizione senza più una ragione adeguata.

Eppure, proprio Kundera e Fellini, che sembrano sguazzare in questa situazione con ironia e leggerezza (quella insostenibile dell’essere) provano un’immensa malinconia per questa perdita di senso e mantengono un’aspirazione per un ordine che sarebbe bellissimo se riuscisse a non essere pesante. Non sono lontani, in fondo, dal dialogo meraviglioso e iniziale de La strada di Fellini dove il Matto dice a Gelsomina che se non ha senso anche l’ultimo sassetto che si trova per strada non hanno senso neanche le stelle (qui). Viene in mente il commento di Brecht quando lèsse l’opera di Benjamin sulla fine dell’aura sacra nell’arte: “quanta nostalgia per quell’aura!”.

Sembrano passati secoli da allora. Di nichilismo e postmodernismo parlano in pochi e le loro analisi sono spesso astruse perché cercano di far entrare le letture di allora nel mondo di oggi trasformando tecniche e temi filosofici in caricature. Al nichilismo è seguito il riflusso moralista che porta alla woke culture, ai diktat su ciò che si può dire e non dire, alla cancellazione etica del passato, alla programmazione etica del futuro.

È come il figlio rigorista e moralista di un genitore troppo permissivo. Per chi allora diceva che ci voleva pur un criterio di verità nella molteplicità liquida delle interpretazioni equivalenti ora si tratta di dire che ci deve pur essere libertà di interpretazione nella rigidezza delle verità etiche.

Curioso pendolo tra eccessi della cultura occidentale, incapace di trovare equilibrio nel senso comune, che solo permetterebbe un vero sviluppo, fatto di ideali, precisione e creatività. Sarebbe un buon tema per un film. Aspettiamo che ci sia un Fellini di oggi, in grado di raccontarlo.


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