IL Cameo


Il “lupo euroasiatico” è un assassino da sterminare o un animale da proteggere comunque?

Mentre il mondo cosiddetto civile sta precipitando (forse) nella Terza Guerra Mondiale (imperdibile a proposito il romanzo distopico di Zafferano.news “La Terza Guerra Mondiale di Gordon Comstock”, 9,99 € versione digitale e podcast recitato dall’autore; 100 € versione cartacea, numerata con dedica personalizzata dell’autore), trovo affascinante che i Paesi europei, gravitanti intorno al mondo animale delle Alpi, dibattano su come configurare il “Lupo grigio euroasiatico (canis lupus lupus)", originario delle steppe russe: un assassino da sterminare o un animale da proteggere comunque?

Mi riferisco alla prossima decisione della città svizzera XY di abbattere il “Lupo Z.” che ha superato, più volte, la linea rossa (numero di pecore assassinate per unità di tempo) prevista dalla legge. Malgrado XY sia spaccata fra “lupisti” e “antilupisti”, l’iter burocratico è terminato, ora tocca ai guardiacaccia: sparargli e ucciderlo. Lui solo o l’intero branco? Che faranno “Lupisti” e “Antilupisti”? Vedremo.

Di certo il “Lupo grigio euroasiatico” non è più l’animale della favolistica medioevale (lupus in fabula) della mia infanzia. Negli anni Trenta del Novecento, specie in Italia, Francia, Svizzera, era stato sterminato, silenziosamente, dai contadini-pastori che difendevano dalle sue razzie le loro greggi e loro stessi. Oggi, nel mondo digitale che ci siamo configurati non è più possibile permettere ai lupi una vita libera. Anche i lupi (come gli orsi e altri animali nobili) li vogliamo schedati, controllati dalle telecamere messe nei boschi da loro frequentati, se possibile microfonati con collari ricetrasmittenti, con l’obiettivo di tenerli sempre d’occhio. Esattamente come le classi dominanti fanno da tempo con noi cittadini comuni, e presto lo faranno con l’ignobile tecnica del riconoscimento facciale. E per noi umani sarà la fine, saremo animali da Zoo.

Ma torniamo al lupo. La realtà è che, senza dichiararlo, vogliamo cooptare il mitico “Lupo grigio euroasiatico” negli Zoo digitalizzati-microfonati che sono le nostre città, specie le ZTL, dove vivono e operano gli intoccabili Lupi Alfa, bianchi, neri, gialli poco importa.

In certi casi i contadini-pastori si ribellano, attraverso la voce di uno scrittore svizzero di montagna (già pastore), Leo Tuor che alla domanda classica se è possibile una convivenza uomo-lupo risponde seccamente: “La coesistenza fra il lupo e l’economia alpina è impossibile. O vogliamo i contadini-pastori di montagna o il lupo”. Lo conferma la scrittrice svizzera (ex capraia) Doris Femminis: “In Liguria, sulle Alpi Marittime, da quando è arrivato il lupo come specie protetta sono spariti i contadini-pastori.” Tertium non datur.

Gli specialisti sostengono che non sono praticabili referendum che coinvolgano l’intera opinione pubblica, perché voterebbe in modo emotivo, tutti a favore del “Lupo Z” nelle ZTL, tutti contro nelle periferie e nelle campagne. Siamo ormai culturalmente spaccati su tutto.

Eppure, è semplice. Se il lupo capisce di essere totalmente protetto perde la sua timidezza selvatica: lui diventa il padrone, l’uomo il suo servo. Noi uomini-umani lo sappiamo da qualche millennio. Nella realtà, le leggi della natura indicano una correlazione fra il numero di cervi sul territorio e il numero dei lupi: quello è il parametro corretto da seguire. Guai se il “Lupo” perde la sua timidezza di fronte a noi umani, e acquisisce l’arroganza che ci connota. Diventiamo simili, resi ciechi vuoi dal benessere o dal malessere, vuoi dai reciproci privilegi o dalle feroci vendette.

Post Scriptum. Mentre andavamo in stampa, il “Lupo Z.” ha attaccato un nuovo piccolo branco di pecore dei pascoli alti: una strage. E l’ha fatto non per cibarsene, ma solo per “assaggiarle”. Ora basta dice il Popolo, sobillato da certa Stampa, Lui non è più compatibile con il nostro stile di vita, quindi “Morte al Lupo Z.!”

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