L’opera, eseguita in due versioni quasi identiche, rappresenta dunque tre figure che suonano insieme e sono probabilmente ispirate alle maschere della commedia dell’arte, Pierrot, Arlecchino e un monaco. Come fosse un collage, le forme che creano le figure dei musicisti si sovrappongono e si intersecano.
I “Tre Musici” si differenziano l’un l’altro per l’impiego dei colori, capaci di creare ritmi visivi che rimandano alla struttura di un brano musicale.
L’opera è ritenuta dagli storici dell’arte un capolavoro del cubismo sintetico e si pensa che i personaggi mostrati sulla tela facciano riferimento a tre persone: l’autore stesso (nei panni di Arlecchino) e due suoi cari amici, il poeta Guillaume Apollinaire e Max Jacob, poeta e pittore, coi quali Picasso spesso si ritrovava a parlare di arte e musica. Del resto il Maestro frequentava abitualmente ambienti artistici in cui la musica era parte integrante della vita quotidiana e culturale; era amico di compositori come Erik Satie e Igor Stravinskij, e collaborò con i Ballets Russes di Sergej Djagilev vivendo esperienze in cui l’incrocio tra arti visive, musica e danza era all’ordine del giorno.
Una versione di “Three Musicians” si trova al Philadelphia Museum of Art; l’altra, più nota - nella quale Arlecchino suona la chitarra, strumento ricorrente nei lavori di Picasso - è di proprietà del Museum of Modern Art (MoMA) di New York e potete ammirarla in questo breve video.