Mosche e moscerini danno il tormento; si prevedono tuoni e fulmini che infatti arrivano e con loro la pioggia, violenta, a raffiche, mentre la grandine danneggia il grano.
È “L’estate” dalle “Quattro Stagioni” di Vivaldi, descritta con le parole volute dal compositore e leggibili nei sonetti (forse suoi) che premettono ogni tempo dell’intero ciclo delle Stagioni.
Tre movimenti e una traccia anche per i musicisti che trovano sullo spartito indicazioni come: “languidezza per il caldo”, “timore dei lampi e dei tuoni” “tempo impetuoso d’estate” e così via.
Vivaldi ricorre a tecniche compositive che fan “parlare” la musica: pizzicati che rappresentano le gocce di pioggia, note ribattute, ritmo veloce e incalzante per il bagliore dei lampi, colpi di archetto per lo sferzare della pioggia. L’ensemble orchestrale crea l’effetto tuono, gli strumenti “soffiano” il vento, crescendo e diminuendo improvvisi ne imitano le folate.
Strumenti, colori e ritmo creano la trama perfetta. Non ultima la scelta di una tonalità minore (sol minore) che incupisce: accordi scuri e dissonanti accentuano la tensione.
È la cosiddetta musica a programma, in questo caso descrittiva di una scena in movimento, tanto da far pensare ad una azione cinematografica (siamo nel 1725!) in cui è la partitura che detta lo storytelling, perché la musica ce la fa benissimo da sola a trasmetterci l’atmosfera della giornata e a tradurre l’energia di un fenomeno naturale in linguaggio musicale.
Sentire per credere. Trovate qui il movimento finale: il temporale è arrivato.