In Italia si viveva la lunga stagione degli anni di piombo, a Torino Mirafiori era in subbuglio, occupazioni e scioperi, la crisi energetica incombeva, iniziava l’austerity e a fine anno le domeniche a piedi. Teatri e locali per lo spettacolo dovettero chiudere le serate alle ore 23.
La musica provò a esserci comunque: impazzava la “Pazza idea” di Patty Pravo, la hit parade premiava Battisti. A marzo “Il padrino” di Coppola vinse l’Oscar e Nino Rota che ne scrisse l’indimenticabile colonna sonora, stava per spopolare anche con le sue musiche per “Amarcord” (Fellini, dicembre 1973, Oscar 1975). Elton John era in tour per la prima volta nel nostro Paese; gli italiani scoprirono gli Inti-Illimani.
Il 10 aprile a Torino, con “I vespri siciliani” di Verdi si inaugurò il Teatro Regio ricostruito. Risorgeva dalle ceneri dell’incendio che lo aveva distrutto nel 1936. La facciata era quella originale (1740) ma la struttura del tutto innovativa, l’ultimo capolavoro nato sotto la guida dell’architetto Carlo Mollino; se ne fece un gran parlare perché cinquant’anni fa stupì davvero tutti il suo avveniristico progetto, a cominciare dalla “nuvola”, appellativo del meraviglioso lampadario, infiniti tubicini e steli come stalattiti luminose.
Fece molto rumore anche la scelta di affidare la regia a Maria Callas (la sua prima e unica) coadiuvata da Giuseppe Di Stefano. Palpabile lo sconcerto del mondo musicale per la decisione (va detto che da questo punto di vista l’operazione non fu delle più riuscite).
L’idea di coinvolgere la Divina fu dell’allora sovrintendente del Teatro Giuseppe Erba; un “colpo pubblicitario” come lo definì lui stesso, per portare in Città ospiti e giornalisti che mai altrimenti sarebbero arrivati. “Lo straordinario prestigio della Callas, legato all’inaugurazione del Regio serve al boom culturale di Torino nel mondo” (Epoca rivista, aprile 1973).
Maria Callas al Regio lavorò in silenzio e tenne lontani stampa e fotografi, arrivati da tutto il mondo già durante le prove. I giornali ne scrissero lo stesso, e molto, riferendo la frenesia di quei giorni; le liste degli inviti restarono coperte fino all’ultimo, poi gli ospiti illustri arrivarono, da ogni dove.
Il sipario si alzò, presente il presidente della Repubblica Leone. In scena Raina Kabaivanska e Gianni Raimondi.
Per il Teatro fu davvero una rinascita; per la Città un respiro d’arte e una significativa scossa glamour in un anno che si era presentato e sarebbe ancora stato difficile.