Musica in parole


Strumenti di guerra

Un pianoforte color verde militare forse non si immagina, eppure esiste. Alcuni esemplari sono ora in mostra (qui al museo in California) ma in tanti han gloriosamente prestato servizio durante la Seconda Guerra Mondiale. A Parigi invece, il Musée de la musique custodisce il valoroso “violoncello da trincea” della Grande Guerra.

Victory Vertical è il nome del “piano da battaglia” realizzato dalla Steinway & Sons, fabbrica di pianoforti in New York che dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, su input dell’Esercito americano ricevette dal Governo degli Stati Uniti la richiesta di una fornitura di pianoforti per i soldati al fronte, in primis quello europeo, a sostegno del morale delle truppe, ritenendo importante il poter far musica dove si fa la guerra.

Una vera impresa costruire un pianoforte da guerra, che doveva essere: economico, verticale, piccolo, resistente, (sarebbe stato paracadutato e doveva reggere l’impatto), con maniglie e leggero (per essere spostato dai soldati). Corde di ferro sottile, tasti in celluloide, colla contro l’acqua, solventi contro gli insetti.

La Steinway vinse la sfida: il primo Victory Vertical entrò in guerra nel 1942 paracadutato e fornito di spartiti, istruzioni e attrezzi per la messa a punto. Era persino bello, suonava bene e sul campo fece la sua parte, come da testimonianze raccolte in ogni teatro bellico in cui fu impiegato.

Oltre 3.000 quelli progettati per le truppe americane in battaglia sui quali suonarono musicisti professionisti, dilettanti, soldati che strimpellavano; lo scopo era ricreare con suoni e canzoni il sapore di casa. Missione compiuta.

Le Poilu è invece il nome dato al violoncello che risuonò in trincea tra le mani di Maurice Maréchal, brillante musicista divenuto soldato nella Grande Guerra, appena finiti gli studi al Conservatorio di Parigi. Lo strumento fu realizzato per lui da due suoi compagni di reggimento, falegnami da civili che nel 1915 si improvvisarono liutai e costruirono il violoncello con le assi in legno delle casse per munizioni.

Infilato nel furgone dei rifornimenti, Poilu seguiva i soldati nelle zone di guerra (compresa Verdun) e negli anni ebbe molte occasione di farsi sentire: Maréchal lo suonava per onorare i caduti, rinfrancare i soldati e per i capi militari dell’Esercito francese; il “violoncello da trincea” è rozzo, approssimativo ma diede il suo contributo e al posto delle medaglie, sulla cassa armonica ha le firme di cinque generali per i quali suonò. Incuriosisce ancora oggi e lo potete vedere qui, uscito indenne dalla guerra. Maréchal sarà musicista di fama internazionale; diversa sorte per i due costruttori, Neyen e Plicque, morti in battaglia.

Altre storie ci sarebbero perché gli strumenti musicali sono da sempre presenti sugli scenari di guerra a vario titolo e non sono mancati quelli personali dei soldati. Le testimonianze oggi corrono via web e ci raggiungono subito; tra le tante vi indico qui qualche nota di un flautino suonato due mesi fa da un soldato ucraino in trincea.

Strumenti musicali alternati alle armi, così come abbiamo sentito note per invocare la pace: quando arriverà, gli strumenti per festeggiare in musica ci saranno.


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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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