... con la ricerca di un prezioso cimelio verdiano: in azione Zio Paperone e gli altri famosi Paperi al “Teatro Paperegio di Parma”, per un’avventura in omaggio al compositore pubblicata sulle pagine di Topolino (“Zio Paperone e il tesoro del Golfo di Parma”).
Dopo questo insolito avvio, il Festival ha scoperto ad una ad una le sue carte, ricco di proposte eterogenee tra cartellone principale e iniziative off.
Al Teatro Regio “Un ballo in maschera” per l’inaugurazione; opera di successo presentata a un pubblico finalmente di nuovo in sala: grande musica a tinte forti per una passione d’amore impossibile, che si conclude in tragedia durante una festa da ballo in maschera.
A contrasto, sullo stesso palco tutt’altra atmosfera con “Un rave in maschera”, progetto affidato all’Orchestra Notturna Clandestina, non nuova a performance di “rave della classica”. Idea vincente quella di un mini raduno musicale lungo quasi quattro ore fra arie d’opera, rap, pizzica e altro ancora; era missione dell’Orchestra e del loro direttore - Enrico Melozzi, musicista di formazione classica ma che miete successi in vari campi, compreso l’aver diretto i Maneskin a Sanremo - portare nel tempio della lirica anche un parterre inconsueto, giovane e poco o per nulla frequentatore dei teatri d’opera.
Bella risposta di pubblico a questo e agli altri eventi; molto gratificante poter di nuovo sentire gli applausi degli spettatori presenti, particolarmente intensi durante la serata della Messa da Requiem verdiana, col famosissimo “Dies irae”. Di questi tempi è un gran bel segnale per artisti, organizzatori e certamente per Parma che ha nella figura di Giuseppe Verdi e in questo Festival uno dei suoi punti di forza; una riuscita vetrina per la Città che fino a dicembre è Capitale italiana della Cultura.