... il live concert di Patti Smith stasera a Tivoli (Stato di New York); intanto in Minnesota prende l’avvio “L’anno di Dylan”: nella sua terra natale la contea di St. Louis inizia dodici mesi di celebrazioni con un giorno di musica dal vivo, curato dalla band e dal coro della Hibbing High School dove un giovane Robert Zimmerman studiava, prima di diventare per tutti Bob Dylan.
Sono in uscita numerosi libri sul fenomeno Dylan e come ha ricordato il giornalista Neil Spencer su The Guardian, stiamo festeggiando l’artista che “ha costretto il mondo accademico a prendere sul serio il pop”.
Interessante l’annuncio dell’apertura nel 2022 del Bob Dylan Center in Oklahoma, un Centro che, attingendo dal famoso Archivio Dylan renderà nota al pubblico una mole di manoscritti, registrazioni, video, documenti inediti della vita del musicista-poeta; un particolare sguardo sarà dedicato alle storiche sessioni di registrazione di Dylan. Già qualche anno fa il produttore Daniel Lanois e altri collaboratori avevano svelato a Uncut Magazine uno scorcio del metodo di lavoro (periodo 1989-2006) di Bob il quale, in sede di registrazione tornava sui testi e li modificava, chiedeva cambi di tonalità, di tempo, impiego di strumenti diversi da quelli previsti. Ricorda l’ingegnere Chris Shaw: “non puoi mai e poi mai prevedere cosa vuole Bob... le sue canzoni si evolvono continuamente”. Un lavoro che se superficialmente poteva essere scambiato per confusione era invece il contrario; ancora Shaw: “ho sentito ingegneri e produttori raccontare quanto può essere difficile lavorare con Bob. Ho scoperto che è l’opposto: sa esattamente cosa vuole”.
Era anche già noto che non eseguisse mai un pezzo due volte nello stesso modo e interrogato sulla questione, Dylan rispondeva: “un disco è solo una registrazione di ciò che stavi facendo quel giorno. Non vorrai vivere lo stesso giorno ancora e ancora, vero?”. E quando tornava su una versione già fatta di una canzone, l’ingegner Shaw sa bene che il musicista diceva “Oh l’ho già fatto. Dobbiamo trovare un altro modo”.
Non si può però certo parlare di Dylan solo al passato: artista eclettico, durante il periodo del lockdown ha realizzato un nuovo album che va alla grande, una serie di dipinti che saranno esposti quest’anno a Miami (il Dylan pittore è anch’esso ricco di sorprese) e tutti si augurano di risentirlo dal vivo ancora, dopo concerti e tour cancellati dalla pandemia. Ritrovare i suoi musicisti, la sua voce - a volte ruvida come un accordo dissonante alla chitarra - e forse avere da Bob altre novità da ascoltare e poi commentare e analizzare. Per questo ci sarà tempo visto che, come riporta il Guardian, una volta lo stesso Dylan, rivolgendosi a critici e dylanologi ha affermato: “Ci vorranno cento anni prima che mi capiscano!”.
Prosit!